"Ci sono libri che si posseggono da vent'anni senza leggerli, che si tengono sempre vicini, che uno si porta con sè di città in città, di paese in paese, imballati con cura, anche se abbiamo pochissimo posto, e forse li sfogliamo al momento di toglierli dal baule; tuttavia ci guardiamo bene dal leggerne per intero anche una sola frase. Poi, dopo vent'anni, viene il momento in cui d'improvviso, quasi per una fortissima coercizione, non si può fare a meno di leggere uno di questi libri di un fiato, da capo a fondo: è come una rivelazione."

Elias Canetti

«Un classico è un libro che non ha mai finito di dire quel che ha da dire»

(I. Calvino, Perché leggere i classici, def. 6)


Il critico Lytton Strachey (a destra) prende il tè con Rosamond Lehmann e suo fratello, John Lehman del circolo Bloomsbury : i componenti del celebre circolo letterario inglese che ha contribuito a definire la cultura britannica nel periodo tra le due guerre

martedì 11 dicembre 2012

Fight Club di Chuck Palahniuk



Trama (da IBS): Tyler Durden è un giovane che si trascina in una vita di bugie e fallimenti, disilluso dalla cultura vacua e consumistica che impera nel mondo occidentale. Sua unica valvola di sfogo sono gli incontri clandestini di boxe nei sotterranei dei bar. Tyler crede di aver trovato una strada per riscattare il vuoto della propria vita, ma nel suo mondo non c'è posto per alcuna regola, freno, o limite. 



Citazioni: 
"Quella che vedi al fight club è una generazione di uomini cresciuti da donne."
" Solo distruggendo me stesso posso scoprire il più elevato potere del mio spirito."
" La pubblicità ha spinto questa gente ad affannarsi per automobili e vestiti di cui non hanno bisogno. Intere generazioni hanno svolto lavori che detestavano solo per comperare cose di cui non hanno veramente bisogno".

Il confronto

M.: Il protagonista interpreta il disagio dei giovani in una società improntata sul consumismo e sul raggiungimento di una buona posizione economica, piuttosto che su sentimenti solidali verso il prossimo. Sulla sua vita grava la noia, la ristrettezza delle regole dettate dalla comunità, l’impossibilità di evasione dalla tensione accumulata durante la giornata. Questa situazione gli determina una forte sofferenza d’insonnia e un disagio esistenziale che trova un'apparente calma solo frequentando gruppi d'ascolto per persone affette da mali incurabili. Durante questi incontri serali conosce Maria, che gli fa vivere un nuovo tipo di turbamento: l’amore.
Nei suoi lunghi vagabondaggi notturni incontrerà un amico speciale “Tyler Durden” che lo accompagnerà per tutta la vita. Insieme decidono di aprire un FightClub (palestra di pugilato clandestina) per sfogare la loro rabbia repressa e quella di tutte le persone che si sentono come loro. La violenza gratuita fa da canale liberatorio prima personale e poi sociale:diviene, infatti, un mezzo per rompere le regole di quella società svuotata di principi e spietata con i deboli.


P.: E’ un libro molto originale e ben scritto. Vuole rappresentare la generazione X degli anni 60 che è quella a cui io appartengo. È difficile identificarsi nei temi e nelle problematiche esistenziali proposte: dal nichilismo, alla mancanza di punti di riferimento, alla critica della società.

Avendo visto precedentemente il film mi è mancato il piacere della suspense e della sorpresa finale.
Vi sono molte possibilità di riflessione a partire dall’idea di religione, a Dio, all’assenza di valori in cui credere, al morire per risorgere fino all’autodistruzione finale.


G.: E’ un libro che ho letto con fatica e che non ho compreso totalmente.

A.: Per me la generazione X siamo noi giovani, in quanto vengono rappresentati molti disagi che viviamo quotidianamente. Lo scrittore non è originale nella scelta dell’argomento come si può notare negli altri suoi libri: ad esempio Meno di Zero è un libro per adolescenti che si vogliono ribellare a tutto.
Fight club, secondo me, è stato sopravvalutato. È un libro estremamente maschilista, non portatore di significati costruttivi.

A.: Voglio proporre una riflessione: c’è bisogno di  arrivare alla totale disperazione, di toccare il fondo, di esprimere rabbia e violenza per cambiare un mondo pieno di bugie e fallimenti?  Soltanto dopo il disastro si può risorgere? Non è possibile attivarsi positivamente per costruire qualcosa di buone e concreto?

Ho fatto fatica a leggere questo libro: dalla scena di apertura (raffigurante il protagonista con la pistola in bocca) ho capito che non era il mio genere.
C.: Nel libro ci sono molti spunti interessanti su cui riflettere. Non condivido il nichilismo del protagonista e il tentativo di volersi purificare con la violenza. Nel testo sono presenti molti elementi simbolici: ad esempio quando il protagonista ha picchiato il ragazzo dal bel viso ha manifestato la sua rabbia contro un mondo costruito su cose futili, sull’esteriorità e sul consumismo. Sembra che il dolore sia l’unica cosa autentica e pura.

Noi tutti siamo imprigionati in professioni in cui non ci riconosciamo, ma che esercitiamo per il guadagno che ci consente di essere compratori. Il protagonista prima di morire avrebbe voluto abbandonare il lavoro, distruggendo la società impostata sui falsi valori del denaro e del possesso, ritornando agli elementi essenziali del vivere.
Il libro può essere suddiviso in tre parti:
·      Parte iniziale: fondazione di Fight Club.
·      Parte centrale: organizzazione di attività violente e di incendi.
·      Parte finale:progressiva presa di coscienza di essere sdoppiato e la rivalutazione del sentimento e della donna.
La necessità delle Scimmie spaziali di  sentirsi appartenenti a un gruppo richiama le tematiche presenti in Semina il vento,in cui è molto forte il desiderio di ritrovare le proprie origini e di avere dei punti di riferimento stabili. In particolare  Shirin accetta la religione  mussulmana e le sue regole in quanto unico codice e linguaggio comune del gruppo degli immigrati di seconda generazione.


E.: È un libro molto particolare, ricco di significati simbolici. Mi è piaciuto il finale, in cui il protagonista e Tyler vengono identificati in una sola persona. È costante la presenza del dolore e del desiderio di autodistruzione. Forse la duplicità del protagonista manifesta un desiderio nascosto di ritrovarsi, dandosi un’identità nuova.