"Ci sono libri che si posseggono da vent'anni senza leggerli, che si tengono sempre vicini, che uno si porta con sè di città in città, di paese in paese, imballati con cura, anche se abbiamo pochissimo posto, e forse li sfogliamo al momento di toglierli dal baule; tuttavia ci guardiamo bene dal leggerne per intero anche una sola frase. Poi, dopo vent'anni, viene il momento in cui d'improvviso, quasi per una fortissima coercizione, non si può fare a meno di leggere uno di questi libri di un fiato, da capo a fondo: è come una rivelazione."

Elias Canetti

«Un classico è un libro che non ha mai finito di dire quel che ha da dire»

(I. Calvino, Perché leggere i classici, def. 6)


Il critico Lytton Strachey (a destra) prende il tè con Rosamond Lehmann e suo fratello, John Lehman del circolo Bloomsbury : i componenti del celebre circolo letterario inglese che ha contribuito a definire la cultura britannica nel periodo tra le due guerre

martedì 29 dicembre 2009

Domani nella battaglia pensa a me di Javier Marias


Trama:Il titolo è tratto dal "Riccardo III" di Shakespeare: è la maledizione che il fantasma della regina Anna scaglia sul re che l'ha fatta uccidere. Ma la storia è ambientata nella Madrid dei nostri giorni, dove l'io narrante, Victor Francés, sceneggiatore per il cinema e la tv, vive facendo il "negro", in proprio o per conto terzi. Victor conosce Marta, una donna sposata che gli muore tra le braccia proprio la notte del loro primo convegno amoroso. Fugge, ma resta prigioniero del passato della donna e decide di ricostruirlo. Sarà un viaggio di esplorazione nei misteri del cuore umano, ricco di sorprese, drammi, colpi di scena.

Ci siamo incontrati martedì 29 dicembre 2009 alle ore 20,30 nella sede della biblioteca comunale per chiacchierare amabilmente su questo libro.

martedì 27 ottobre 2009

Non buttiamoci giu' di Nick Hornby

Su un altissimo grattacielo londinese, la notte di San Silvestro, mentre imperversano botti e festeggiamenti, un presentatore televisivo in crisi matrimoniale e professionale decide di suicidarsi buttandosi giù dall'ultimo piano. Ma al momento decisivo si accorge di non essere da solo su quel grattacielo: c'è vicino a lui una donna disperata, senza lavoro e senza marito, alle prese con un figlio autistico. Anche lei sta per buttarsi giù. Ma spuntano anche una ragazzina di 15 anni, sedotta e poi lasciata da un ragazzo, e un musicista americano fallito, ora cameriere in una pizzeria, pure lui abbandonato dalla ragazza. Anche loro vogliono suicidarsi. Forse sono un po' troppi...
Ci siamo incontrati
Martedì 27 ottobre 2009
alle ore 20,30
nella sede della Biblioteca Comunale
in via Onzato, 54 (vicino all’auditorium G. Gaber).

martedì 29 settembre 2009

E la chiamano estate... : letture estive del gdl



Letture e recensioni a cura di Michele.







Luigi Russo, Personaggi dei Promessi Sposi
Classico saggio da liceale. Sempre citato (o sentito citare) ma mai letto prima. Utilissimo per riportare alla mente alcuni dei personaggi del romanzo più importante della letteratura italiana. Molte citazioni, una miriade di particolari sul testo (o meglio, sui testi) di Manzoni, finezze critiche, accurata ricostruzione dello stile e dell’ideologia dello scrittore milanese.
Nostalgico. Voto: 8

Renzo De Felice, Mussolini l’alleato. I. L’Italia in guerra 1940-1943 2. Crisi e agonia del regime. Cap. IV. Il paese in guerra. Cap. V. Crisi e agonia del regime
Ennesimo tomo della colossale biografia del capo del fascismo e, di riflesso, grande affresco storico dell’Italia del tempo. Dedicato ai primi anni della Seconda guerra mondiale. Tratta della progressiva perdita di consenso del regime e dei primi gravi segni di crisi (scioperi operai di Torino e Milano del febbraio-marzo 1943 e istintiva opposizione popolare a una guerra sempre più distruttiva).
È ben noto come l’opera di De Felice sia avversata da molti per il particolare taglio quasi “assolutorio” nei confronti del Duce. In realtà De Felice non assolve, ma descrive in modo lucido, tentando di non farsi condizionare dalle opposte ideologie. In questo senso il suo lavoro è da apprezzare.
Fra i pregi del testo: ricchezza delle fonti e accuratezza della ricostruzione. Fra i difetti: stile pesantissimo e, a volte, illeggibilità prolungata. Capita talvolta che i docenti universitari (e non solo loro) siano eccellenti scrittori ma pessimi comunicatori. Per De Felice vale il principio opposto: ottimo maestro ma orripilante scrittore.
Fondamentale. Voto: 9

Giuseppe Berto, Guerra in camicia nera
Libro quasi dimenticato di uno scrittore che meriterebbe di essere riscoperto e valorizzato, soprattutto per le opere più tarde. È il diario di guerra di un giovane e fervente fascista, partito volontario per la guerra di Libia, e presto coinvolto nel disastro apocalittico di quella campagna. È sulla stessa linea delle memorie di guerra, fra ricordo e letteratura, del Deserto della Libia di Mario Tobino, che racconta (meglio) le stesse vicende, dal punto di vista opposto di chi non amava il fascismo e non ne condivideva le imprese.
È un ottimo modo per mettersi dalla parte degli “sconfitti dalla storia” e, senza approvare, almeno per capire l’illusione di tanti giovani che credettero sinceramente nel fascismo (o, come dice l’autore, nello spirito rivoluzionario del fascismo) e nei suoi impossibili sogni di grandezza.
Straniante. Voto: 8

Rex Stout, Alta cucina, Colpo di genio, Nero Wolfe apre la porta al delitto, Fine amara
Quattro brevi romanzi gialli con un unico protagonista: Nero Wolfe, investigatore di New York, appassionato di orchidee e grande gourmet. Narrati in prima persona dall’assistente di Wolfe, il brillante Archie Goodwin. Pare inverosimile che personaggi tanto presuntuosi e fatui, sempre alle prese con i fiori e la haute cuisine, siano così abili nell’arte di smascherare gli assassini. Eppure ciò accade puntualmente alla fine di ogni storia. Forse questa incongruenza è (o vuole essere) il pregio delle loro vicende. A me non convince molto.
Presuntuosi per presuntuosi, a Wolfe e Goodwin preferisco Holmes e Watson. A paragone dell’investigatore americano, Sherlock Holmes è un genio e, rispetto al manierato Rex Stout, Conan Doyle è uno scrittore coi fiocchi.
Pretenzioso. Voto: 6

Muriel Barbery, L’eleganza del riccio
Best-seller del 2008, narra la storia di una portinaia di un elegante condominio parigino che trova la forza di esprimere la sua reale personalità e di uscire dai cliché di donna ignorante e abbrutita per mostrare al mondo la sua sensibilità e il suo amore per l’arte e per la vita.
Fondato sull’idea trita e ritrita di un improbabile riscatto umano e intellettuale, già di per se stessa un cliché, si dimostra un testo mediocre che nemmeno uno stile elegante riesce a riscattare. Particolarmente odioso (e inverosimile) il personaggio della bambina-genio incompreso e aspirante suicida. Ma esistono davvero bambine così? E poi il finale… che banalità! Francesco Guccini direbbe: Come in un libro scritto male/Lui si era ucciso per Natale. Appunto.
Mamma mia! Voto: 5

Esopo, Favole
Animali parlanti che recitano apologhi facilmente riferibili all’esisternza umana.
Classicissimo. Voto: 10.

Fedro, Favole
Idem come sopra. Con l’aggiunta che Fedro, che in gioventù fu schiavo a Roma, poi liberto di Augusto, e infine vittima di Seiano, conferisce alle sue favole una tenue coloritura autobiografia, dolente e piena di amarezza, che dà all’opera una sfumatura a noi più vicina.
Commovente. Voto: 10.

Piergiorgio Odifreddi, Il Vangelo secondo la Scienza. Le religioni alla prova del nove
L’autore, che si compiace di apparire spesso in televisione, è ben noto. Docente universitario di Logica, dichiaratamente ateo, nelle sue opere, a mezza via fra il saggio e l’articolo militante, polemizza con la religione, e ne mette brillantemente in luce le incongruenze, le falsità e le superstizioni.
In questo testo sottopone alla sua critica alcuni concetti religiosi (Dio, la Creazione, l’Infinito, il Caos, ecc.) e dimostra come essi possano essere spiegati per via scientifica, eliminando in questo modo la loro presunta soprannaturalità e riducendoli a puri fenomeni naturali. Pur conservando un taglio divulgativo, il libro è assai complesso perché mette in campo teorie e elucubrazioni filosofiche non sempre comprensibili.
Presuntuoso. Voto: 6

Lönare Bressà (Almanacco Bresciano) 2009
Acquistato per curiosità all’inizio dell’anno e letto a metà agosto per capire perché siano così di moda la “brescianità” e, in generale, il ritorno alle proprie radici.
Calendario con ricca raccolta di detti proverbiali (molti dei quali in dialetto locale), immagini, aneddoti, personaggi e professioni della Brescia d’antan.
Dopo la lettura resta il dubbio. La brescianità è veramente il distillato prezioso della saggezza popolare o il segno di un tempo chiuso e intollerante che sta ormai per scomparire? Chissà.
Inquietante. Voto: 6

Louis-Ferdinand Céline, Il dottor Semmelweis
È (o si dice che sia) la tesi di laurea in medicina di Céline, scrittore maledetto della Francia di Vichy, feroce antisemita e collaborazionista convinto. Narra la storia di Philip Semmelweis, medico ungherese le cui ricerche e sperimentazioni, respinte dalla medicina ufficiale mentre egli era in vita, furono applicate dopo la sua morte e si dimostrarono decisive per debellare la febbre puerperale, malattia infettiva che portava a rapida morte le madri dopo il parto.
Ritratto di un genio incompreso, è però fortemente limitato dall’enfasi e dall’ampollosità di un autore ancora lontanissimo dai capolavori della maturità.
Deludente. Voto: 4½

Antonello Capurso, I discorsi che hanno cambiato l’Italia. Da Garibaldi e Cavour a Berlusconi e Veltroni
Raccolta, con scarne annotazioni del compilatore, dei discorsi di alcuni fra più grandi uomini politici italiani, ognuno dei quali ha, per così dire, segnato un’epoca patria. Dall’Unità al Trasformismo, dall’età giolittiana al fascismo, dal secondo dopoguerra al centro-sinistra, da Mani Pulite alla Seconda Repubblica, l’interesse aumenta man mano che ci avviciniamo ai nostri giorni.
Pur non essendo fondamentale per la comprensione della nostra storia (spesso i discorsi nascondono più che non spieghino), è un valido aiuto per iniziare a capire come eravamo un tempo e come siamo diventati oggi.
Interessante. Voto: 7

Rogelio Iriarte, La mano dell’angelo
Opera di uno scrittore contemporaneo colombiano, è un romanzo corale ambientato nella gigantesca città di Bogotà, fra le baraccopoli dei poverissimi e i quartieri alti, accomunati dalla medesima schiavitù dell’alcol e della droga. Nel testo si intrecciano le storie di emarginati e di benestanti, alcune plumbee e disperate, altre di riscatto e di rinascita.
Pur descrivendo una realtà atroce, il romanzo è tutto intessuto di una speranza nella vita che, se consideriamo le circostanze in cui sorge, può apparire talvolta inaspettata o convenzionale al limite del più vieto happy ending. Tale sentimento è simboleggiato dalla “mano dell’angelo” che, nei punti di snodo delle storie, appare ad alcuni personaggi. Non è dato di sapere se la “mano dell’angelo” sia una citazione del realismo magico degli autori latino-americani degli anni Settanta, oppure un vero e proprio riferimento religioso, o infine un’immagine laica della solidarietà fra gli uomini. Di fatto, solo coloro a cui essa si mostra sono destinati alla salvezza.
Sorprendente: 8

Sigmund Freud, L’avvenire di un’illusione
Breve saggio sulla religione, pubblicato nel 1927 dal padre della psicanalisi, finissimo scrittore. Dal titolo si può comprendere facilmente il giudizio dell’autore: la sua tesi è che la religione sia una pulsione consolatoria, inventata dagli uomini per sfuggire alle durezze della vita, o alla certezza disperante della morte. E che Dio non sia che una costruzione illusoria del Super Io collettivo, che si foggia una sorta di Padre onnipotente, fonte di leggi e norme, per sfuggire all’autodistruzione. Qual è dunque l’avvenire dell’illusione religiosa, secondo Freud? L’avvento di un’era educatrice che permetterà all’uomo di dimenticarla. A giudicare il mondo di oggi, non mi pare che sia andata a finire così.
Perturbante: 8

Corrado Augias, Remo Cacitti, Inchiesta sul cristianesimo. Come si costruisce una religione
Dopo i testi del Saputello Odifreddi e del Genio Freud, un altro libro dedicato alla religione. È un saggio storico, scritto a quattro mani da un notissimo giornalista e un docente universitario di Storia del cristianesimo antico.
Più che un saggio si tratta di una lunga intervista. Lungi dall’indagare gli aspetti spirituali del cristianesimo (di scarso interesse per lo storico), essa ricostruisce il percorso che ha condotto una delle tante correnti del Giudaismo a diventare, nel giro di pochi secoli, dapprima la religione ufficiale dell’Impero Romano, e poi una delle basi su cui si è stata edificata la società occidentale.
Dei libri-intervista il testo esibisce i classici difetti: scarso approfondimento, eccessiva volontà di sintesi e, per di più, qualche passaggio poco scorrevole. Di per sé dunque non merita molto, ma può fornire lo stimolo a letture più utili e interessanti.
Gracilino: 6

giovedì 17 settembre 2009

Quando cadono gli angeli di Tracy Chevalier


Giovedì 17 settembre abbiamo partecipato all'incontro del gruppo di lettura della biblioteca di Calvagese della Riviera e ci siamo confrontati con loro sul romanzo letto di comune accordo "Quando cadono gli angeli" della scrittrice Tracy Chevalier.
Trama: Gennaio 1901, il giorno dopo la morte della regina Vittoria i Watherhouse e i Coleman, due famiglie londinesi, si incontrano al cimitero, dove confinano le rispettive tombe di famiglia. Lavinia Watherhouse e Maud Coleman hanno entrambe cinque anni e diventano subito amiche. E' attraverso i loro differenti sguardi che apprenderemo gli eventi dei dieci anni successivi, fino all'avvento al trono di Edoardo VII: l'adulterio del marito di Kitty Coleman, la distruttiva relazione di Kitty con il signor Jackson, il suo impegno nel movimento delle suffragette, le tragedie che si abbattono sulle due famiglie, le speranze, i sogni, le delusioni del mondo nuovo

giovedì 4 giugno 2009

Tutti gli uomini sono mortali di Simone de Beauvoir

Trama: il romanzo inizia con l'incontro di Regina, una giovane attrice teatrale dalla promettente carriera e Raimon Fosca, un uomo condannato a vivere per sempre, e si sviluppa con la narrazione della lunga e travagliata vita del protagonista.

Citazioni: "Per avere tutto bisogna perdere tutto".
"Esiste un solo bene, agire secondo la propria coscienza".
"Tutti gli sforzi che abbiamo la pretesa di fare per gli altri non servono a niente".

Il Confronto:

"E' un libro ricco di citazioni filosofiche che mi ha fatto molto riflettere. Ho compreso che in effetti quello che conta per gli uomini non è mai quello che ricevono ma quello che fanno. Infatti: "Se non possono creare, bisogna che distruggano, in un modo o nell'altro devono rifiutare tutto quello che c'è, altrimenti non sarebbero uomini. E non possono che odiarci, noi che pretendiamo di forgiare il mondo al loro posto, ed imprigionarveli dentro. Quell'ordine, quella quiete che noi sognamo per ognuno sarebbe la più tremenda maledizione". "Se si vive a lungo, si vede che ogni vittoria un giorno si tramuta in sconfitta". "Tutto quello che si fa un giorno si disfa". "Dal momento in cui si nasce si incomincia a morire. Ma tra la nascita e la morte c'è la vita"."

"E' un libro profondo che tocca il tema dell'esistenzialismo. Il personaggio più importante è Fosca che ci fa capire che l'immortalità non porta alla felicità ma è una maledizione. Ciò lo si deduce dalle considerazioni di Fosca ma anche da quelle degli altri personaggi. Il monaco per esempio vedendo Fosca dice:"Hai costruito case per gli uomini di Carmona e ora giacciono sotto terra, li hai rivestiti di belle stoffe e ora sono nudi dentro i sudari, li hai nutriti e ora essi nutrono i vermi, hai vinto la carestia ma Dio ti ha mandato la peste e la peste ti ha vinto".

"Se una persona ha la possibilità di capire che sta vivendo l'ultimo giorno della sua vita, riesce a coglierne l'essenza, il vero significato del vivere".

"Vivessimo anche mille anni non potremmo cambiare il ciclo della vita, che è un rincorrersi di fatti che si ripetono all'infinito. Dopo la fame viene il benessere, dopo il benessere viene la guerra, poi ritorna la pace. Il modo di governare è sempre lo stesso, c'è chi comanda e chi subisce. In conclusione per gli uomini è meglio morire che vivere in eterno".
"Infatti Fosca con l'immortalità ha perso l'interesse di vivere, ma si rianima tutte le volte che ama. Quindi è l'amore che da significato alla vita".


"Un altro tema che emerge è la libertà di agire dell'uomo. Ho riflettuto sul fatto che i genitori, che per conoscenza ed esperienza sanno cogliere le insidie della vita, tuttavia, non potendo privare i figli della libertà di scelta e di azione, non sono in grado di impedire loro di sbagliare."

martedì 12 maggio 2009

Chanson Francaise

La Biblioteca comunale di Castel Mella nell’ambito della VI edizione della rassegna: "UN LIBRO, PER PIACERE! La mente, l’anima, il cuore"a cura del Sistema Bibliotecario Sud ovest bresciano ha proposto il recital dal titolo "Chanson Francaise: La canzone francese d’autore dagli anni ‘40 agli anni ’60 del ‘900" (Letture e racconti di Flora Zanetti, Fisarmonica e Voce Andrea Bettini, Chitarra e voce Piergiorgio Cinelli).
La serata si è tenuta Martedì 12 maggio alle ore 21, presso l' Auditorium “G. Gaber” in Via Onzato, 54. Ha partecipato il gruppo di lettura.

Recensione tratta da: BRESCIAOGGI Domenica 19 Ottobre 2008

RECITAL. ZANETTI, BETTINI E CINELLI
Suoni e immagini La Chanson strappa emozioni
Da Bruant a Brassens e Brel, così la Francia ha fatto scuola

Emozione allo stato puro. Canzoni dolci e struggenti. Note ribelli e irriverenti. L’esistenzialismo e il cabaret, la Rive Gauche e i cafè concert, l’assenzio e le Gitanes: quando l’Europa non era ancora periferia Usa e Parigi era la capitale del mondo.
C’è tutto il sapore di un’epoca, il rimpianto di un’innocenza perduta, il sapore di una trasgressione conquistata nello spettacolo «La chanson francaise» visto l’altra sera alla Biblioteca di Concesio, ma destinato a una (sperabile) circolazione sulle scene della provincia dopo il debutto estivo a Gardone Valtrompia.
Lo spettacolo è un mix di immagini, parole e canzoni dal vivo. Non una banale «cover» ma un autentico viaggio a rebours alla scoperta di un filone (la canzone d’autore francese) che ha solide radici ottocentesche ma che ha conosciuto splendori assoluti nel secolo breve, quando - sotto la dittatura illuminata di Jacques Canetti alla Polydor - Brel, Brassens e Ferrè hanno dettato un gusto, uno stile, un paradigma musicale da un capo all’altro del globo, spaziando dal canadese Cohen all’italiano De Andrè, solo per citare i sommi.
Flora Zanetti (ideatrice dello spettacolo, autrice dei testi, voce e cuore sulla scena) s’era misurata in passato con altri autori, da Dylan a De Andrè, sempre convincendo il suo pubblico. La «Chanson» spicca ora per misura e maturità, calore e ricchezza, complice la sintonia perfetta con gli estri e gli umori di Piergiorgio Cinelli (voce e chitarra) e Andrea Bettini (voce e fisarmonica).
Il racconto - scandito da immagini che catturano ininterrottamente lo sguardo dello spettatore, e gli provocano lo choc del déja vu e della scoperta - muove dalla liberazione di Parigi, dalla voce di De Gaulle, evoca la febbre che pulsava attorno a Saint Germain des Pres, ai locali frequentati da Juliette Greco e Simon de Beauvoir, da Vian e Sartre. Poi c’è un rapido viaggio filologico (il Virgilio della situazione è il sacro testo di Guido Armellini) alla ricerca delle radici di tanto splendore: le canzoni di strada rivoluzionarie, i Cafè concert della Terza repubblica, i cabaret della Belle Epoque, le censure e i furori della seconda guerra mondiale.
Da Pottier a Bruant, da Charles Trenet a Edith Piaf, dal «Chat noir» all’Olympia, un racconto tutto temperamento e cultura porta a scoprire il terreno da cui spuntarono i fiori di Brassens e Brel. L’irriverente e il maudit. In apertura c’erano state «Le feuilles mortes»: quelle musicali di Debussy, quelle poetiche di Prèvert. Parigi come mito. Parigi come luogo dell’anima. M.TE.

giovedì 9 aprile 2009

Grecia, solo ritorno di Alan Zamboni


Ci siamo incontrati il 29 aprile alle ore 21,00 presso la sede del centro diurno, in piazza Nuova (di fronte al Municipio) per assitere alla presentazione del libro: "Grecia, solo ritorno di Alan Zamboni.

La presentazione, aperta a tutti, si è svolta con brevi letture tratte dal testo 'Grecia solo ritorno' accompagnate da sottofondi musicali di chitarra acustica. Questi momenti sono stati intercalati dalle descrizioni dell'autore su alcuni degli aspetti principali del libro e dalle risposte dello stesso alle domande inerenti i temi toccati, come il senso del tempo, del viaggio e soprattutto del ritorno. Durante la presentazione è stato offerto ai presenti un assaggio di Ouzo (il liquore greco all'anice). Per un maggior senso di condivisione e partecipazione l'autore ha eseguito qualche pezzo musicale con la chitarra tratto dal suo repertorio e attinente ai temi trattati nel libro.

Per saperne di più:

http://www.infinitoedizioni.it/fileadmin/InfinitoEdizioni/pdf_schede_approfondimento/Copertinale_Grecia__solo_ritorno_sito.pdf

http://www.infinitoedizioni.it/fileadmin/InfinitoEdizioni/pdf_prefazioni/Grecia_prefazione.pdf

mercoledì 8 aprile 2009

Cos'è il Gruppo di lettura della biblioteca


La legge regionale n. 81 del 1985 prevede tra i compiti essenziali delle biblioteche la diffusione del libro e della lettura. In sintonia con il dettato legislativo è stato fondato il GDL della biblioteca, che assolve per quanto possibile al compito ambizioso individuato dalla legge prima, dalle necessità istituzionali e dei singoli poi, i quali in particolare hanno sentito il bisogno di rendere, tramite il confronto, pubblica e fruibile la pratica solitamente individuale della lettura. Il GDL porta con sè le caratteristiche e le finalità dell'istituzione ospitante, la biblioteca, (per esempio il suo essere pubblico e aperto a tutti) attribuendo perlopiù ad essa un ulteriore valore aggiunto, quello della lettura condivisa, come meglio è stato esplicitato in merito nella letteratura professionale. Esso altresì costituisce un sostegno al lavoro della biblioteca, che è il centro intorno al quale gravitano libri e lettori, anche raggiungendo persone che solitamente non ususfruiscono del servizio (lettori forti o lettori nascosti o distratti) , consente un recupero della dimensione socializzante, una risposta a bisogni reali (es. la condivisione di esperienze ) e l'arricchimento individuale nella lettura in proprio e conto terzi (effettuata da altri ma che diventa mia attraverso la comunicazione). Il gdl rappresenta una comunità: quella dei lettori. Tale comunità, pur operando, entro i limiti delle proprie finalità, sul territorio, non è territoriale, non è organicistica nè tantomeno ideologica, è dotata di leggi non scritte e non ha nulla da perdere, perchè non possiede nulla, ma molto da guadagnare.
Queste alcune delle considerazioni emerse nel convegno tenutosi il 9.11.2007 a Chiari all'interno della rassegna della Microeditoria italiana, dal titolo "Creare e gestire i gruppi di lettura", organizzato dal Sistema bibliotecario sud ovest bresciano. Da qui il nostro gruppo, fino ad allora un insieme vago di lettori-monadi vaganti, ha trovato la sua ispirazione, il suo centro, la sua forza .
Questo post nasce dalla necessità emersa di rendere più chiara e comprensibile la nostra attività, della quale il presente blog costituisce una traccia significativa e una finestra aperta sul mondo.

mercoledì 25 marzo 2009

"L' amante" e "L'amante della Cina del Nord" di Marguerite Duras

Trama: La piccola quindicenne figlia di coloni sfortunati dell’Indocina francese con la sua relazione inopportuna non fa più vergognare la madre, né la povertà – fatta anche di felici miserie e di dignità nascoste – turba più gli equilibri della comunità “bianca” che sopporta lo scandalo per pietà verso una famiglia ormai rovinata per sempre.Nella prima stesura di questa vicenda personale e ormai lontana nel tempo, l’Autrice, sopraffatta dal cumulo dei ricordi, narra gli eventi incollando istantanee di passato più e meno remoto in un metaforico album: il rapporto con la madre e la sua evoluzione fino alla morte di questa donna “pazza” eppure amatissima; quello complicato con i due fratelli: il maggiore, violento e profittatore per tutta la propria esistenza, odiato con indifferente remissività eppure parte di un sangue impossibile da disconoscere; e il minore, fragile e incompreso, sopraffatto da tutto e da tutti e perciò amato teneramente dalla scrittrice che tuttavia non potrà salvarlo da se stesso e dalla vita.
E poi l’amante, il giovane cinese ricco dal futuro già confezionato su misura secondo tradizioni immutabili. Quella che nel secondo romanzo sarà chiamata “la bambina” con un occhio di indulgente tenerezza, qui è l’io narrante dell’Autrice che spesso in prima persona ripercorre le tappe di un amore impossibile per la differenza di età, di razza, di ceto sociale, di mentalità.
Piccola donna segnata dalle disgrazie di una famiglia dagli equilibri instabili, la protagonista accetta l’iniziazione all’amore per curiosità famelica nei confronti di una vita incomprensibile, scoprendo nel giovane cinese innamorato di lei una dimensione del sentimento assolutamente nuova, difficile da confrontare con gli affetti fino a quel momento vissuti. Nel successivo romanzo questo sentimento sarà ricordato come un amore bruciante, una passione assoluta e travolgente, qui la Duras è forse più sincera anche se meno gentile con se stessa, osa ammettere che probabilmente quello era davvero amore solo quando ricorda con quale lucidità straordinaria la piccola “bianca” povera rinuncia per sempre a un futuro accanto all’uomo amato, inducendolo ad obbedire al padre, apertamente ostile verso i programmi del figlio, e seguendo la propria famiglia nel triste ritorno in Patria.

Citazione: "il difficile non è raggiungere qualcosa, è liberarsi della condizione in cui si è".

Il Confronto:

M.S.: Il Cinese l'ha amata moltissimo, tant'è che va dal padre implorandolo di farla rimanere ancora un anno. A Parigi, molti anni più tardi, quando lui le telefona dice: "io ti ho sempre amata" lei, indecisa, pensa:"forse l'ho amato anch'io". La ragazzina, così viene chiamata in tutto il libro, è sempre molto eccessiva, propensa al piacere della carne. Anche Hèlen Lagonelle, che vive con lei nel pensionato statale a Saigon, nuda le provoca desideri sessuali. Così come con il fratello piccolo l'amore non è puro.
Mi meraviglia molto che la colonia in cui essi vivono, quando sono diventati poveri, li eviti e non offra loro solidarietà.
Mi ha colpita il dolore, il dispiacere che la ragazza ha dato alla madre frequentando il cinese, della quale ella dice che: "è viva ma morta dentro". La madre chiamava "figlio" solo il primogenito, che è stato, pur avendola fatta soffrire, il più amato. Mi ha disturbata il suo mercanteggiare il prezzo della figlia, l'attribuire un valore in denaro ad una  ragazzina.

P.: "La protagonista è una persona che non ha vissuto l'infanzia e quindi vive questa fisicità da grande. L'amante, il Cinese, è decadente, squallido. Ho fatto fatica a leggerlo. La storia non mi ha coinvolto più di tanto, ho avuto la sensazione che la scrittrice provasse gusto ad essere così cruda. I personaggi mi hanno suscitato molta antipatia, soprattutto la madre per la quale non provo indulgenza.  Non credo che tutto si debba giustificare con la povertà. La Duras ha una scrittura molto originale. Il secondo libro è in effetti una sceneggiatura."

R.:Il film omonimo era molto corrispondente al libro, del quale mi è piaciuto lo stile. Le descrizioni sono molto belle. Il filo conduttore è la decadenza sia della famiglia che del periodo. La Bambina  porta con sè una problematicità, anche di ordine morale. Il sentirsi un po' abbandonata la spinge a reagire a questo modo.

M. C.: la lettura di questo libro non mi ha dato niente.  E' una stesura molto moderna: un parlare del problema "intorno al proprio ombelico". Ho odiato il modo in cui i francesi considerano gli indigeni: il cinese, pur essendo molto ricco, lo trattano come un paria. Un libro sterile.

C: Io ritengo il libro il contrario di sterile. La scrittrice ha esternato il suo vissuto, l'ha presentato agli altri sensa nessun pudore e senza nessuna remora. La Bambina non era nelle condizioni di capire se amava o meno il Cinese. Manteneva una linea di difesa nei confronti di tutto e quindi anche dei sentiment che le ha permesso di vivere. La ragazzina ha messo in atto alcuni meccanismi per non essere schiacciata, come invece è successo al fratello piccolo, dalla sua condizione. Si è concessa l'esperienza carnale perchè oggettiva, il corpo è una realtà vissuta come esterna da sè. Invece è fuggita da tutto ciò che poteva coinvolgerla nell'intimo. Non ha il senso del pudore, è anticonformista e non  fa alcuna discriminazione di razza. E' molto umana ma la conseguenza è una sofferenza che viene offerta,  senza autocompassione.



L.F.: Il libro non mi è dispiaciuto. Rappresenta il tentativo di "buttare fuori" tutto il vissuto per trovare un po' di pace,  un po' di serenità. Ho riscontrato la presenza di questo istinto,  a volte animalesco. Lei inizia la sua ribellione quando guarda il cinese perla prima volta: lo fa per rompere con la famiglia: la madre è un po' pazza e con  il fratello ha un rapporto contrastante.  I termini che usa per definirlo sono molto forti, per esmpio"assassino". Incomincia la storia con il cinese per curiosità, però, secondo me, successivamente questo sentimento acquista una dimensione che nemmeno lei si aspettava. Sono due esseri soli che si trovano, due frustrati che quando stanno insieme si capiscono. Il sentimento del cinese è più comprensibile perchè lui l'ama. Nonostante tutto, senza mai dichiararlo,  anche lei lo ha amato, si è sentita compresa, accettata.


A. T. : Ho fatto fatica a leggerlo: per me è una lettura negativa. Mi è sembrato di essere in ascolto di una persona che ti racconta tutti i suoi malanni e tutte le sue disgrazie. Il concetto della morte che è presente mi da fastidio, ti lascia l'amaro. E' un libro squallido.

C.: Non sono d'accordo. E' un libro struggente che talvolta mi ha commossa.

mercoledì 18 febbraio 2009

L' edera di Grazia Deledda



Trama: La vicenda del romanzo si svolge in un paese della Sardegna all’inizio del XX secolo. Lo sfondo della narrazione è il decadimento tanto della nobiltà sarda quanto quello economico del posto. In primo piano viene descritta la drammatica situazione economica di una famiglia aristocratica di campagna, i Decherchi. La famiglia, in origine ricca, possiede ancora alcuni poderi ma ha diversi debiti. Per sbarcare il lunario, i Decherchi sono costretti a tenere in casa ziu Zua, un lontano parente ricco, vecchio e malato. Quest'ultimo paga alla famiglia un contributo in cambio delle cure di cui ha bisogno. Ziu Zua si lamenta in continuazione di tutti membri della famiglia: le sue proteste prendono di mira soprattutto Annesa, la giovane protagonista del romanzo. È principalmente lei a prendersi cura del malato, che poco a poco diventa insopportabile. Ormai, in famiglia tutti sperano nella morte del vecchio. Nel corso del romanzo si delineano anche i contorni dell'amore tra Annesa e Paulu, uno dei componenti della famiglia Decherchi. Le loro vicende si intrecciano sullo sfondo di una situazione familiare assai complessa.

Citazioni:" lascia passare trenta giorni per un mese".

Il Confronto:

"Una bella novella nella quale viene focalizzato uno scorcio di Sardegna. La vicenda si svolge in un luogo isolato dal resto del mondo (non c'è alcun legame storico-sociale). Il romanzo è triste, decadente, molto fatalista. I personaggi sono già segnati dal destino e ognuno percorre inesorabilmente il cammino già tracciato al quale è impossibile sfuggire. Un delitto inutile, il messaggio è: "mai l'iniziativa umana è in grado di contrastare la volontà del destino; nè la ragione può presumere di penetrarne la legge". Anche la natura è triste, severa: lo spettacolo delle albe, dei tramonti, dei boschi, delle vallate non ti infonde gioia ma angoscia e timore. Paulo debole, vigliacco, incapace, rispecchia la decadenza dei ricchi proprietari terrieri che hanno ormai fatto il loro tempo e non sanno rinnovarsi ma si piegano su se stessi e muoiono. Annesa, piena di amore e di riconoscenza, con un gran bisogno di essere amata, si aggrappa come l'edera alla famiglia che la ospita per la quale arriva fino al delitto. Si è autopunita allontanandosi dall'amante e dai suoi benefattori. Per l'espiazione completa accetta di ritornare e sposare Paulo che è nuovamente ridotto ad una larva ed in rovina".


"Un libro a lieto fine ma dal sapore amaro. Annesa è una figura ben riuscita: è orfana, intelligente, fidata e serva devota, amante appassionata, fredda assassina, poi pentita e, infine, anziana rassegnata ad espiare la sua colpa. E' il vero pilastro della famiglia, però il suo vivere in funzione degli altri ha suscitato in me un sentimento quasi di rabbia. E' sottoposta a continui capricci del destino, il quale, per un certo periodo le regala un buon livello di vita per poi farla ricadere nell'abisso e nella miseria. La vita del paese e le regole della società avvicinano il romanzo alla corrente del verismo. Queste passioni contrastanti, il sacrificio di un innocente, l'ossessione della colpa e del rimorso, mi fanno pensare a "Delitto e Castigo" di Dostoevskij".

"E' un romanzo estremamente realista. Il verismo io l'ho colto nella cattiveria della gente, che è così da sempre e nello sfacelo sia da un punto di vista economico che genetico della famiglia".

"Ricorda il romanzo "I vecchi e i giovani" di Pirandello, che è la storia della catastrofe di una famiglia e di una generazione. Mi tocca molto da vicino perchè ho vissuto la stessa esperienza nella mia famiglia: quando i fratelli si sono divisi l'eredità tutto è andato a catafascio".

Fosca di Igino Tarchetti


Trama: è la storia dell'amore morboso di un giovane ufficiale, Giorgio, dal temperamento squilibrato e convulso per Fosca, donna isterica e deforme, e, quasi per difesa o reazione contro la consapevolezza della ripugnanza ch'essa è destinata a suscitare in chi l'avvicina, pronta ad affezionarsi "ma in modo violento, subìto, estremo", a quanto la circonda. Ambedue i protagonisti sono anime malate, ma la parte è invertita: la vittima, l'elemento passivo, è l'uomo, che viene trascinato nel gorgo.
Citazioni: "Il matrimonio è l'unione di due creature che si tollerano, e si amano qualche volta di amicizia, mai l'unione di due anime che si amano perennemente di amore.".
"Da 5000 anni l'umanità piange sulla caducità dell'amore".
"Nessuno può addossarsi la somma dei tuoi dolori, o versarti la dolcezza delle sue gioie, nessuno può togliere o aggiungere un atomo al tuo essere: non riporre le tue cure che in te stesso".
"L'onestà non fu mai né il retaggio né il privilegio della sapienza".
Il Confronto:
"E' un libro interessante, l'ho letto senza lasciarmi coinvolgere per paura di questo amore. La trama è ricca di eventi patologici. Il personaggio più importante è Fosca, una donna malata, un vampiro che succhia la vita di Giorgio e gli trasmette il suo morbo: è l'immagine della morte. L'entrata in scena di Fosca è inquietante: il posto a tavola sempre accanto a quello di Giorgio, ancora prima di vederla si assiste ad una manifestazione della sua malattia.
Il tema dell'amore nel libro è rappresentato secondo modelli contrapposti: l'amore romantico con l'adulterio, che assume valore di conflitto con le regole sociali e l'amore nei suoi risvolti morbosi, patologici, associato alla malattia e alla morte. L'amore con Clara è un amore vissuto, l'amore con Fosca è subito. E' un libro autobiografico, Giorgio è Tarchetti e le stesse nevrosi di Fosca sono la sua stessa malattia".
"Tarchetti fa parte degli "scapigliati", i quali con il culto del vero, con l'attenzione a ciò che è patologico e deforme, con il proposito di analizzarlo come anatomisti, introducono in Italia il gusto del nascente naturalismo".
"Fosca è pazza, è una vittima che aspettava qualcuno da imbrigliare nella sua rete. Con il marito non ce l'ha fatta. Giorgio era instupidito dal suo grande amore per Clara. Fosca comincia a irretirlo a poco a poco: quando lui si ritira lei lo ricatta con le crisi. Giorgio subisce tutto fino alla conseguenza estrema".
"La difficoltà maggiore di questo romanzo è la forma. Gli scapigliati si proponevano di rinnovare la letteratura e si scagliavano contro il Manzoni senza considerare che il Manzoni era un gigante rispetto a loro. Fosca per Tarchetti non è un caso clinico ma una metafora di come lui vede le donne: mostri e vampiri che riducono l'uomo alla loro stregua, prosciugandone le energie. Fosca non è una donna brutta, in realtà è solo magra: viene descritta con bei capelli ed elegante: oggi non sarebbe più considerata così brutta, potrebbe essere una modella. Clara non aveva lo stesso spirito di abnegazione e la stessa intensità nell'amare. In realtà chi amava di più era Fosca: era nata per amare, voleva vivere d'amore ma purtroppo il suo aspetto non l'ha favorita".
"Giorgio non la vede brutta perchè, a differenza degli altri, ravvisa in lei altre qualità. Ha subito l'amore di Fosca per pietà".
"Ho letto questo libro con difficoltà. Fosca come personaggio l'ho odiato, però ho cercato di cogliere qualche aspetto positivo. Mi sono imposta di arrivare alla fine per capire un po' la situazione della donna nella seconda metà dell'ottocento. La mentalità era abbastanza libera:
anche allora si tradiva allegramente. La bellezza per una donna era tutto mentre al giorno d'oggi conta anche l'intelligenza. Non vi è confronto fra l'infelicità che la bruttezza può cagionare ad una donna ricca e quella che può cagionare ad una donna povera: per la prima è di gran lunga maggiore".
"Non mi è piaciuto molto. Fosca ha avuto una vita molto sfortunata. Non ama se stessa e di conseguenza non sa veramente amare, ma tuttavia ha un grande bisogno d'amore. Molta poesia, molto pathos, struggente".

mercoledì 14 gennaio 2009

Le braci di Sandor Marai

Trama: Dopo quarantun anni, due uomini, che da giovani sono stati inseparabili, tornano a incontrarsi in un castello ai piedi dei Carpazi. Uno ha passato quei decenni in Estremo Oriente, l'altro non si è mosso dalla sua proprietà. Ma entrambi hanno vissuto in attesa di quel momento. Null'altro contava per loro. Perché? Perché condividono un segreto che possiede una forza singolare: "una forza che brucia il tessuto della vita come una radiazione maligna, ma al tempo stesso dà calore alla vita e la mantiene in tensione". Tutto converge verso un "duello senza spade" ma ben più crudele. Tra loro, nell'ombra il fantasma di una donna. Mentre racconta la vita di questo aristocratico generale, asserragliato nella tana solitaria di un castello ai piedi dei Carpazi, Sandor Marai, compiendo il solito percorso a ritroso nel tempo a lui molto caro, scava dentro il suo animo con spietata precisione, perlustrando vaste zone d’affetti e d’ombre e consegnandoci il ritratto indelebile di una figura emblematica di un’epoca che volge irreversibilmente al tramonto.
Questi consuma la propria esistenza in un clima pietrificato di dolorosa attesa e di desolato rimpianto nella speranza che Konrad, artista parvenu e simbolo di un’emergente borghesia cinica e rancorosa, gli riveli le ragioni ultime di un comportamento che, aprendo uno squarcio nell’apparente tranquillità della sua vita familiare, ha spento la funzione vitale di Kristina ed ha confinato la sua in un’atmosfera di gravosa sospensione. Con l’attenta scrupolosità di un fuochista egli alimenta ostinatamente la vampa del ricordo rinvigorendola ogni giorno con l’aggiunta di nuovi ceppi, affinché si mantenga accesa fino a quando il tempo scoccherà il vano rintocco della verità. La storia si conchiuderà infine là dove era principiata, nello spazio di un equivoco insanato, di un’amicizia incapace di resistere al richiamo dell’artificio e dell’inganno.

Citazione: "L'uomo comprende il mondo un po' alla volta e poi muore".
"Esiste una cosa peggiore della morte e di qualsiasi sofferenza: la perdita della stima in se stessi"

Il Confronto:

"Il titolo è appropriato, è la storia di una passione che si è spenta trasformandosi in braci. In questo libro c'è tutto: l'amicizia, l'amore, il tradimento, la tentazione dell'omicidio, il sospetto, la fuga e l'attesa. Il lungo monologo è veramente toccante, il Generale vuol conoscere la verità ma allo stesso tempo non vuol sapere, dice: "Per te sarebbe un sollievo se mi raccontassi i fatti concreti, ma io non voglio che tu provi questo sollievo....". "Che importanza hanno alla fine della vita la verità e la menzogna?, che importanza ha che io sappia dove, quando e quante volte Krizstine, l'unico grande amore della mia vita, mi abbia tradito con te, il mio unico amico?"."Che cosa abbiamo guadagnato con il nostro orgoglio e la nostra vanità?". Una esistenza consumata nella speranza dell'attesa di Konrad. La storia si conclude laddove era incominciata, nella ricerca di risposte a domande che forse non era neanche giusto porsi. Il tempo è la risposta a molte domande".

"Mi ha lasciato un po' di amaro in bocca, poichè arrivi alla fine e l'unica risposta che interessava al lettore e al protagonista, l'interlocutore si rifiuta di darla. E' scritto molto bene, con suspence. Non ce la fa a stancare anche se in effetti si tratta di un monologo. Si conosce solo il punto di vista del generale, non c'è contradditorio. Konrad è tornato dopo 41 anni ma non si capisce a fare che, dal momento che ascolta soltanto, senza mai intervenire. Non sai che opinione farti nè di lui, nè di Krizstine, ti vien voglia di pensare che, se fosse stato scritto in terza persona, avrebbe soddisfatto le tue curiosità, fatto scaturire dall'animo degli altri due personaggi le contraddizioni, le emozioni, la passione, i sentimenti d'amore e di odio".

"La figura dell'amico (Konrad) è deludente: non dice niente, si rifiuta di rispondere all'unica domanda che il generale gli pone e che ha ossessionato quest'ultimo per tutta la vita. Mi è piaciuto molto quando, durante la scena della caccia, descrive l'attimo che precede il giorno: nella vita di ciascuno di noi si possono verificare momenti di passaggio fra il buio e la luce in cui si intravede qualcosa ma non è del tutto chiara. Il generale si accorge che l'amore per l'amico non era corrisposto, poichè lo ha odiato al punto da desiderare di ucciderlo".

"Il protagonista quando è in Francia con la mamma, si ammala e guarisce solo con il contatto fisico della balia, ha bisogno d'amore. Egli si attacca a Konrad ma il suo è un amore opportunistico. Secondo il generale la cosa più importante della vita è la passione, ma in fondo se la sono giocata tutti e tre, avevano un'occasione d'amore e tutti l'hanno perduta".

"Ha bruciato il diario della moglie perchè aveva paura di conoscere la verità? Perchè la conosceva già? Perchè si era reso conto che ormai non era più importante conoscerla? ".

"Krizstine ha espiato in vita la sua colpa e quindi ne esce dignitosa".


Libri citati: "Quel che resta del giorno" di Ishiguro Kazuo

Il vecchio che leggeva romanzi d'amore di Luis Sepulveda

La Trama: Il vecchio Antonio José Bolivar vive ai margini della foresta amazzonica equadoriana. Vi è approdato dopo molte disavventure che non gli hanno lasciato molto: i suoi tanti anni, la fotografia sbiadita di una donna che fu sua moglie, i ricordi di un'esperienza, finita male, di colono bianco e alcuni romanzi d'amore che legge e rilegge nella solitudine della sua capanna sulla riva del grande fiume. Ma nella sua mente, nel suo corpo e nel suo cuore è custodito un tesoro inesauribile, che gli viene dall'aver vissuto "dentro" la grande foresta, insieme agli indios shuar: una sapienza particolare, un accordo intimo con i ritmi e i segreti della natura che nessuno dei famelici gringos saprà mai capire.


Le Citazioni:
"I coloni rovinavano la foresta costruendo il capolavoro dell'uomo civilizzato: il deserto. "
"Nessuno riesce a legare un tuono, e nessuno riesce ad appropriarsi dei cieli dell'altro nel momento dell'abbandono".

Il Confronto:

"All'inizio mi sono trovata un po' spiazzata poichè dal titolo non avrei mai immaginato l'ambientazione in Amazzonia. E' scritto in modo semplice e diretto. I personaggi, con pochi tratti, son ben delineati. La seconda parte è più avvincente. E' un romanzo scorrevole con una sua morale:
- non sempre i più istruiti sono anche i più intelligenti;
- la natura ha le sue regole che devono essere rispettate, altrimenti si ribella e ce la fa pagare;
- se non sei nato e vissuto a contatto con la natura, hai perso l'atavica sensibilità a capire e assimilare le sue leggi;
- se non sei riuscito ad integrarti nel modo civile nè nella natura, è inutile prendersela per tutte le cose storte che vedi fare dai tuoi simili, tanto vale rifugiarsi nella lettura di libri che ti diano forti emozioni,  parlandoti di struggenti storie d'amore a lieto fine."

"Molto bello. Provo un pò di invidia per l'autore, perchè ha saputo confezionare un romanzo così avvincente con due semplici trovate. Il  romanzo d'amore vero lo si legge nell'episodio finale, in cui il tigrillo femmina costringe Antonio, il nostro vecchio, a seguirla per portarlo dove si trova il suo compagno, il tigrillo maschio, ferito gravemente dai bianchi, affinchè lo uccida, ponendo fine alle sue sofferenze. La natura viene esaltata nella sua bellezza e potenza, ma bisogna rispettarne le regole. Il vecchio lo sa e maledice il gringo che ha dato inizio a questa tragedia. Le ultime pagine sono le più belle: Antonio e il tigrillo femmina si affrontano: l' odio e l'amore, sono presenti in entrambi, ed entrambi lottano con orgoglio. E' nella parte finale che emerge la grandezza del romanzo".

"Ho trovato molto interessante il rapporto fra il mondo civilizzato e quello degli indigeni, già affrontato da molti scrittori e anche visto in numerosi film, in particolare i western, ma qui è stato reso in maniera più originale. Forse anche perchè viene introdotto il tema della lettura.
E' sorprendente come la scoperta di saper leggere abbia avuto un impatto fortissimo nella vita del vecchio. La lettura diventa per lui un conforto, la desidera ed è l'attività che preferisce e che pregusta per gli anni a venire. La scelta di leggere romanzi d'amore è strana ma anche coraggiosa. E' un libro che ti lascia serenità.
"Il suo gusto per i romanzi d'amore forse è scaturito dal fatto che con la moglie, sposata in gioventù e morta prematuramente, non abbia potuto vivere appieno la passione, che è l'ingrediente che cerca nei libri. La lettura diventa un modo per completare la sua troppo breve esperienza d'amore e di viverla ancora ."

"Mi sono reso conto che, quando si parla d'amore, si pensa al sentimento tra uomo e donna, mentre in questo libro l'autore esplora il concetto d'amore nelle sue varie forme: verso la natura, verso il prossimo, verso gli animali. E' scritto molto bene, immediato e semplice, senza costruzioni mentali."

"Libro interessante. Il protagonista Antonio Bolivar è vecchio e legge romanzi che parlano d'amore, racconta la sua vita e ciò che più gli sta a cuore la grande foresta amazzonica.
Ha vissuto parte della sua vita con gli indios e da loro ha imparato a capire le regole della foresta. Quando uno dei gringo viene trovato dilaniato, il vecchio capisce che è stato ucciso da un tigrillo femmina e che è l'inizio di una tragedia umana alla quale sarà difficile mettere la parola fine. La cattiveria, l'odio, l'incoscienza turbano la nostra serenità e la maggior parte di noi è portato a isolarsi come ha fatto il protagonista, consapevole che non c'è soluzione."
"Vi ho ritrovato alcune delle tematiche che abbiamo analizzato fin'ora. La prima è la diversità: il vecchio è stato un disadattato, come i diversi che abbiamo incontrato nelle precedenti letture, fino a quando, trasferitosi nella foresta a contatto con la natura, trova se stesso e la propria dimensione di vita. Il secondo tema è il tradimento, che è emerso nella disputa tra i due amici su cui si basa il libro "Le braci". Nel libro che stiamo commentando il tradimento non avviene, a differenza de "Le braci", nell'amicizia o nell'amore, ma riguarda la violenza che l'uomo fa alla natura".
"E' il sindaco l'incarnazione di questo tradimento, è lui, che dovrebbe essere uomo di legge e di conoscenza, a rappresentare invece l'ignoranza e l'inciviltà. Il vecchio nel villaggio è il più colto perchè possiede il sapere necessario per vivere in quell'ambiente."
"Il sindaco è caratterizzato dalla stessa stupidità con cui vengono dipinti nella letteratura sudamericana i gerarchi dell'America latina, vedi per esempio in "Cent'anni di solitudine" . Il libro di Gabriel Garcia Marquez è molto più fantasioso e per questa ragione mi è piaciuto meno."
"Senza nulla togliere al libro di Sepulveda, esso non è paragonabile alla ricchezza di pensieri, storie e situazioni di "Cent'anni di solitudine", che è decisamente più bello.
Ci sono "libri delle conferme" la cui lettura è comunque piacevole e vi ritrovi i pensieri che ti sono famigliari e i valori in cui già credi. Ce ne sono altri che vivi intensamente, che sono un viaggio emotivo forte. Questi ultimi costituiscono una sorta di esperienza e ti cambiano dentro: averli letti o meno fa la differenza, perchè affrontarli sognifica fare un percorso di crescita. Penso ad esempio, oltre che a "Cent'anni di solitudine", a "Le braci", "Le voci del mondo", a "Un fardello di grazia" a "Gli uccelli".
"Il vecchio che leggeva..." è il libro delle conferme ed è bello per questa levità".

Libri evocati:
Cent'anni di solitudine di Gabriel Garcia Marquez.
Le Braci di Sandor Marai