"Ci sono libri che si posseggono da vent'anni senza leggerli, che si tengono sempre vicini, che uno si porta con sè di città in città, di paese in paese, imballati con cura, anche se abbiamo pochissimo posto, e forse li sfogliamo al momento di toglierli dal baule; tuttavia ci guardiamo bene dal leggerne per intero anche una sola frase. Poi, dopo vent'anni, viene il momento in cui d'improvviso, quasi per una fortissima coercizione, non si può fare a meno di leggere uno di questi libri di un fiato, da capo a fondo: è come una rivelazione."

Elias Canetti

«Un classico è un libro che non ha mai finito di dire quel che ha da dire»

(I. Calvino, Perché leggere i classici, def. 6)


Il critico Lytton Strachey (a destra) prende il tè con Rosamond Lehmann e suo fratello, John Lehman del circolo Bloomsbury : i componenti del celebre circolo letterario inglese che ha contribuito a definire la cultura britannica nel periodo tra le due guerre

giovedì 17 dicembre 2020

L'allegra apocalisse di Arto Paasilinna


Cisiamo incontrati

 giovedì 17 dicembre 2020

alle ore 20.30 

sulla piattaforma Zoom, 

su invito di Patrizia, 

che ringraziamo.  

 Ci confronteremo sulla lettura 

del libro di Arto Paasilinna

L'allegra apocalisse 

Iperborea edizioni

  

Informazioni per il collegamento:

Patrizia Bonetti is inviting you to a scheduled Zoom meeting.

Topic: Patrizia Bonetti's Zoom Meeting
Time: Dec 17, 2020 08:30 PM Amsterdam, Berlin, Rome, Stockholm, Vienna

Join Zoom Meeting
https://us02web.zoom.us/j/88561856700?pwd=c0tyWTF5dDFuNSt1cWFPZ05xQXpPUT09


Meeting ID: 885 6185 6700
Passcode: 164776 

Trama (da IBS): La Terra non ci sopporta più. E basta un'enorme sbronza collettiva a New York per i festeggiamenti del nuovo Millennio e uno sciopero dei netturbini di Manhattan a scatenare una disastrosa catastrofe ecologica. Ah, mondo infame! Sarà arrivata l'Apocalisse? Parigi è finita sotto sei metri d'acqua e i pesci si aggirano per le strade e i caffè di Montparnasse, a San Pietroburgo esplode una centrale nucleare, nel mondo stravolto si scatena la Terza guerra mondiale, mancano le fonti di energia e l'economia globale è crollata. Ma in mezzo ai boschi del Kainuu, nella Finlandia centrale, Asser Toropainen, un vecchio comunista "grande bruciachiese", in punto di morte ha destinato tutti i suoi beni per costruire un tempio. E tutt'attorno quest'improbabile santuario è cresciuta una comunità silvestre di gente laboriosa e gaudente che vive di caccia pesca e giardinaggio, in autarchia e prosperità, indifferente alla catastrofe universale. Un gruppo di strampalati personaggi paasilinniani tanto geniali quanto testardi, che naviga in mezzo ai marosi di un pianeta che va in malora con l'incoscienza di un'Utopia senza tempo. Paasilinna immagina un passato e un futuro nemmeno così lontani, contemplando la vanità delle ideologie e del consumismo, e le farneticazioni della nostra civiltà inutilmente complicata. E se l'Apocalisse deve venire, che venga pure. Paasilinna non è certo il tipo da farsene un problema.

 

 

giovedì 19 novembre 2020

Stabat mater di Tiziano Scarpa

Trama (da IBS): Premio Strega 2009. È notte, l'orfanotrofio è immerso nel sonno. Tutte le ragazze dormono, tranne una. Si chiama Cecilia, ha sedici anni. Di giorno suona il violino in chiesa, dietro la fitta grata che impedisce ai fedeli di vedere il volto delle giovani musiciste. Di notte si sente perduta nel buio fondale della solitudine più assoluta. Ogni notte Cecilia si alza di nascosto e raggiunge il suo posto segreto: scrive alla persona più intima e più lontana, la madre che l'ha abbandonata. La musica per lei è un'abitudine come tante, un opaco ripetersi di note. Dall'alto del poggiolo sospeso in cui si trova relegata a suonare, pensa "Io non sono affatto sicura che la musica si innalzi, che si elevi. Io credo che la musica cada. Noi la versiamo sulle teste di chi viene ad ascoltarci". Così passa la vita all'Ospedale della Pietà di Venezia, dove le giovani orfane scoprono le sconfinate possibilità dell'arte eppure vivono rinchiuse, strette entro i limiti del decoro e della rigida suddivisione dei ruoli. Ma un giorno le cose cominciano a cambiare, prima impercettibilmente, poi con forza sempre più incontenibile, quando arriva un nuovo compositore e insegnante di violino. È un giovane sacerdote, ha il naso grosso e i capelli colore del rame. Si chiama Antonio Vivaldi. Grazie al rapporto conflittuale con la sua musica, Cecilia troverà una sua strada nella vita, compiendo un gesto inaspettato di autonomia e insubordinazione. 

Il confronto (da remoto 19.11.20 ore 20.30) :  

Patrizia: Mi sono arenata sulle prime pagine perché, in questo momento, il tono del libro non mi si confà. Riconosco però che lo scrittore è molto bravo a descrivere con le parole le sensazioni. Mi è sembrato comunque un po' cupo.

Maura: mi è piaciuto molto. La storia è semplice e permeata di solitudine. Per difendersi dalla paura della morte la protagonista Cecilia si immagina inventandosela la figura della madre, che finisce lei stessa col temere ed esorcizzare.

Cristina: scrive molto bene. Il romanzo è un distillato di musica, poesia e arte figurativa: Le immagini sono molto forti. Vivaldi nella vicenda è uno spettatore, chi agisce è Cecilia. Il prete Antonio fa vivere a Cecilia un evento traumatico, un assaggio della crudezza della vita, che torna utile alla musica stessa. Infatti da quel momento la musica che Cecilia eseguiva come un artificio privo di contenuti si carica di un diverso significato, che l’innalza al sublime. Le orfane, mentre nascoste alla vista eseguono in pubblico la loro musica vivono e si animano nella fantasia di chi le ascolta che le immagina belle, perché bella è l’anima che trapela. All'inizio la musica è la compagna di Cecilia ma successivamente essa viene scalzata dalla morte.

Gianfranca: mi è piaciuto tantissimo. L' orfanotrofio ha sempre esercitato su di me un certo fascino. Entrare nella testa di una bambina abbandonata, il rapporto- non-rapporto con la madre inesistente, il modo con cui le orfanelle vengono trattate e le loro relazioni con le suore mi hanno molto coinvolta. Ho appreso tramite questo libro qualcosa sulla vita di Vivaldi della quale sapevo poco. Chiusa in convento, nella sua solitudine, Cecilia accarezza la voglia di morire, poi trova una sorta di riscatto che la conduce su una nave in fuga. Nel libro la perdita dell'innocenza è simbolica, il rapporto sessuale non avviene realmente.

 Emanuela: ho preferito questo libro a “Il brevetto del geco”. All'inizio l'ho trovato angosciante ma, pur essendo molto triste, mi è piaciuto ed ho trovato parecchi spunti, che mi sono annotata. Il potere della musica, l'ambiente notturno, la ragazzina che nel buio impara le parole, sono alcune delle numerose immagini che emergono durante la lettura. In particolare ricordo quando Cecilia insegna a suonare il violino alle sue compagne e le fa gridare come se fossero uccelli. Cecilia compiva, con un moto di ribellione per non essere scelta, degli errori nell’esecuzione con il violino. Rimanere in convento potrebbe essere il suo destino ma lei stessa nonostante tutto non lo vuole accettare. Sentiva anche che la scelta di dedicarsi solo alla musica l'avrebbe portata ad annullarsi come persona. Infatti la dicotomia morte e musica costituiscono in realtà due facce della stessa medaglia. Nei libri di Scarpa c'è sempre una grande ricchezza di contenuti.

 Ornella: anch'io ho preferito “Stabat Mater” a “Il brevetto del geco”. Il romanzo e ambientato in un posto inusuale, l’orfanotrofio, e il tema dell’abbandono è triste. La musica è l'unico elemento che può sollevare gli animi. Mi ha colpita lo sconvolgimento che le orfane, abituate all’isolamento, subivano quando entravano in contatto con le ragazze del mondo esterno.

 Marco: anch’io sono stato colpito dal senso di claustrofobia che si percepisce nella descrizione della vita in orfanotrofio e dal fatto che in esso le orfane sono delle recluse. La loro esistenza trascorre nello studio del canto e della musica, nelle esercitazioni per prepararsi alle esibizioni con il pubblico. In queste occasioni, grazie alla loro voce meravigliosa che nasce da una profonda solitudine, pur essendo nascoste alla vista, esse esistono nel mondo. Il romanzo traccia l’itinerario di Cecilia nella crescita e nella conquista d libertà. Cecilia pensa continuamente ad una madre immaginaria ed alla fine immagina di partire. Il romanzo è storico, l'ambientazione è vera e vero il potere esercitato su di lei da Vivaldi. Sullo sfondo c'è la città di Venezia, come nel libro “Il brevetto del geco”, che anch’io ho preferito. Infatti ritengo che “Stabat mater” sia più “concentrato”, con poco intreccio, e molto imperniato sul personaggio e la sua lotta alla ricerca dell’identità.Quella di Cecilia in orfanotrofio è una vita di passaggio e il prete Vivaldi, in modo figurativo o reale, costituisce e rappresenta simbolicamente il momento di transizione dall’ infanzia all'adolescenza.Gli orfani, coloro che sono vittime di un abbandono, non riescono a capirne la ragione e la ricercano per tutta la vita, tentando di comporre qualcosa che è stato strappato. Nel romanzo questo smarrimento è rappresentato dal disegno della rosa dei venti, presente sul foglietto che Cecilia ha scoperto di avere addosso quando è stata abbandonata, che, in quanto possibile messaggio della madre, era diventato per lei un’ossessione, fino al momento in cui, per liberarsene, decide di gettarlo dalla nave. Le ragazze nel convento trascorrono una vita ripetitiva ma garantita, che in qualche modo compensa l’insicurezza conseguente al sapere di essere state abbandonate.

Marta: il romanzo è permeato da un senso di angoscia.  Nella descrizione dell’incontro delle orfane con le ragazze ricche venute in convento per le lezioni di musica emerge una forte contrapposizione tra i due mondi che colpisce. Ho interpretato, forse sbagliando, che il prete Vivaldi abbia abusato di Cecilia, anche in considerazione del particolare rapporto fra i due.

 

 

 

 

mercoledì 23 settembre 2020

Il brevetto del geco di Tiziano Scarpa

 

Trama: Si fanno chiamare Cristiani Sovversivi. C'è chi li considera dei terroristi, e chi invece pensa che siano un toccasana per il nostro spompato Occidente. Agiscono sullo sfondo, mentre in primo piano si alternano le avventure di due personaggi che hanno molto in comune, anche se non lo sanno ancora. Il primo è Federico Morpio: artista a Milano, ex giovane, si ritrova solo e senza soldi. Ha un dubbio che lo angoscia piú dei debiti: è stato escluso dall'ambiente dell'arte perché non aveva gli agganci giusti o non, piuttosto, per la sua mancanza di talento? Lo scoprirà unendosi a un gruppo di ambiziosi sognatori. La seconda è Adele, una giovane donna malinconica. Ha un lavoro da impiegata, vive sola. Una notte incontra un essere domestico e prodigioso: la sua vita ha una svolta, comincia a frequentare persone speciali. Insieme a loro concepisce un piano inaudito. Come i suoi protagonisti, questo romanzo si getta nella mischia della nostra epoca. Colpi di scena e accelerazioni improvvise si mescolano a incursioni nella natura e nell'arte: il brulicare di creature nelle periferie urbane, le chiese, i musei, le mostre di arte contemporanea. Ma intanto, su ogni dettaglio della vita e della morte vigila un'entità umbratile, che dice misteriosamente di essere "l'Interrotto". 

 La recensione di IBS: Un romanzo vorticoso, vivace, profondamente contemporaneo, che attraversa le esperienze piú belle e angoscianti della vita: il talento, l’amore, la fede e la capacità di creare.

"Le parole non sono le cose. Partono sconfitte in partenza, ma alla fine le amiamo proprio per questo, perché quando riescono a farci vedere quel che non c'è - e quelle di Scarpa ci riescono - la sensazione è quella che la Storia la scrivano anche i vinti." - Tommaso Pincio

Ogni volta che inizio un nuovo romanzo di Tiziano Scarpa mi trovo nella medesima condizione emotiva: attesa, divertimento, attenzione e curiosità si combinano dentro di me in modo imprevedibile e piacevole. So già a priori che non sarò delusa.
Consiglio a ogni lettore di farsi avvolgere come me dalle parole e trascinare dalla storia, ovunque l’autore ci voglia portare: fatevi trasportare dal fiume senza opporre resistenza.
Le parole di Scarpa fremono, vorticano (il panico della lingua), scrosciano come le lettere del vecchio tabellone della Stazione Centrale che a Milano non c’è più: solo usando la stessa lingua dell’autore si riesce a descrivere questo testo.
Protagonisti un artista fallito, una donna infelice e sola, una società che si sta trasformando così tanto da non riuscire neppure a comprenderlo. L’arte è performance, video, macrofotografia, vita vissuta, morte. C’è chi riesce a trasformare tutto ciò in un successo e chi no. Questione di nascita, di carattere, di talento. Federico Morpio lo ha capito da tempo e in fondo sa perché lui non è stato capace di farlo.
Invece Adele non è ben consapevole di ciò che le manca: la vita vera, la natura, le relazioni con chi le sta attorno. Grazie a un piccolo essere vivente con cui entra in rapporto apre gli occhi e capisce. La sua conversione, iniziata con un minuscolo episodio casalingo, la conduce verso una sacralità inattesa: la spiritualità delle candele elettriche, un Dio fotoerogatore sempre disponibile, un Vangelo Cromatico immortalato in un’opera d’arte, un Cronovisore.
Tutto ciò che la modernità ha fatto entrare nella nostra vita può essere visto con un altro sguardo, ribaltato, antropomorfizzato, deificato. Tutto ciò che la modernità ci ha costretti a perodo di avere una rivelazione ancora più totalizzante? E se invece si andasse verso una deriva oltranzista?
Dentro al romanzo aleggia anche un voce fuori campo – l’Interrotto – che sottolinea continuamente come il non nascere, il non vivere non significa per forza non capire. Ma cosa? Che il dere può essere recuperato: i rapporti familiari, il sostegno reciproco, la fiducia, il lavoro manuale, il contatto fisico, la riflessione, l’etica, la religiosità. E se poi, partendo da questo presupposto, ci fosse msenso dell’esistenza contemporanea va ricercato e recuperato con fatica? Che per migliorare il mondo è meglio non esserci?
Il romanzo di cui c’era bisogno, oggi. Il romanzo che torna a mettere al centro la lingua italiana, ma che al tempo stesso è privo di quella retorica di cui talora sono imbevuti quelli che la difendono. Il romanzo che racconta ciò che ancora non si vede: cosa sta accadendo nella nostra società, come ci stiamo trasformando, come diventeremo – forse – o come non saremo mai, ma avremmo potuto essere. 

 Il confronto:

Luciano: L’autore si distingue per la capacità di usare bene le parole. E’ davvero bravo, anche nei dialoghi. I suoi libri sono completamente diversi l'uno dall'altro. Ogni volta cambia trama e stile. E’ un po' eclettico, come i suoi personaggi. In questo libro ironizza sull'artemoderna. I dogmi del Cristianesimo non si può dire siano “massimalizzati”. Il personaggio de “l'Interrotto”, che fa incursione nel romanzo, sarebbe il bambino non nato, ma anche la voce narrante, quindi lo stesso Scarpa.Vi è un doppio messaggio rappresentato  dalla descrizione di un neonato mai nato, in contrapposizione con la vita stessa che viene narrata. Il romanzo parla di fallimenti sia in campo professionale che umano. Il protagonista, nel mondo ambiguo dell’arte contemporanea, ha problemi ad affermarsi. Morpio è un personaggio negativo. Non riconosce il valore dell’opera altrui: se le opere degli artisti contemporanei che espongono con lui sono state vendute, hanno il bollino rosso utilizzato per contrassegnare la vendita, in fin dei conti significa che un valore ce l’hanno. Tuttavia nell'arte contemporanea è tutto finto. Furio, incarna questa finzione, essendo egli stesso un finto mecenate. Il rapporto di Federico con il padre si esplicita nell’immagine del protagonista seduto davanti alla lavatrice in funzione che, insieme al cane e allo stesso padre, del quale lui stesso si prende cura, osservano il movimento del cestello e del suo contenuto.In tutti i suoi libri lo scrittore finisce col parlare di Venezia. Qui ne descrive la putredine, lo sporco.

 Patrizia : L'autore è coraggioso. Mi sono piaciuti i suoi riferimenti a Rembrandt e Caravaggio. E' un uomo di grande cultura. Leggendo il libro ho pensato che in effetti un cristiano che vorrebbe interpretare e vivere il cristianesimo dovrebbe essere un po' sovversivo. Mi ha dato fastidio l’invidia di Morpio nei confronti degli altri artisti. E’ evidente che sta attraversando un periodo buio ma il personaggio non mi piace. Adele è alla ricerca di una conversione e si trova davanti all’'illuminazione del geco.Il messaggio è che ogni cosa della vita va apprezzata. Il “Non nato” ha nostalgia della vita che non avrà mai.  L’ “Interrotto” vive la concretezza attraverso le parole e quindi tutto sommato una vita sua ce l’ha. Le parole possono dar vita anche a qualcosa che non esiste.La figura che mi è maggiormente piaciuta è il geco. Adele lo ha ammirato come un fenomeno della natura. E all'intelligenza umana, che ha inventato il teflon, ha riservato la medesima ammirazione. Entrambi i fenomeni sono delle meraviglie, che avvicinano a Dio. La conversione infatti può nascere anche da situazioni della quotidianità perché “lo spirito soffia dove vuole”.

 Maura: tutti quelli che hanno tentato di fare un cristianesimo massimalista sono stati combattuti e sconfitti dalla chiesa.

 Gianfranca: nella descrizione della sua invidia si legano i sentimenti e i pensieri. La nostra capacità di pensiero è strettamente legata alla quantità di parole che conosciamo.

 Cristina: nel mondo dell’arte non fa successo chi è veramente bravo ma chi ha i soldi e la capacità di farsi notare dagli intermediari. Morchio è negativo, ma forse per come stanno le cose nel suo ambito professionale, anche arrabbiato. La lavatrice è una metafora della sua incapacità di essere artista:” non sono capace di concentrarmi, come la lavatrice che anziché unire i panni li allontana”. Tutti i protagonisti di questo romanzo, sia gli artisti che i Cristiani sovversivi, hanno un compito che è quello di rendere visibile ciò che visibile non è. E in questo la parola ha un potere evocativo molto importante.

Marco: concordo con voi: l’autore scrive davvero molto bene, con una scrittura colta. I personaggi principali del romanzo sono un po'dei falliti. Il percorso di conversione di Adele e Ottavio è lungo.  Cercano il cronovisore per sapere esattamente cosa aveva detto veramente Cristo e com'era avvenuta la Resurrezione. Non ho trovato un filo unico conduttore fra il gruppo dei cosiddetti artisti e la coppia Adele/Ottavio, sono due cose separate. Forse questo filo è rappresentato dal “Non nato” che attraverso le persone cerca di capire la vita che non ha.

Elena: tutti i personaggi che nel libro rappresentano gli “artisti” hanno quella punta di invidia che infastidisce. L'ho trovato un romanzo ostico, difficile, duro da digerire. Le interruzioni con le parole del bambino non nato disturbanti, come se mi togliessero da lì e mi portassero da un'altra parte.


mercoledì 8 luglio 2020

Padri e figli di Ivan

Ci incontreremo 

VENERDI' 10 luglio
 alle ore 20.30
nell'atrio dell'Auditorium G. Gaber
 con distanziamento garantito

per confrontarci sulla lettura del libro

Padri e figli di Ivan Turgenev

Trama (da IBS): Nella grande Russia conservatrice e patriarcale dei latifondi e dei primi timidi moti liberali, il rapporto conflittuale tra tradizione e rinnovamento trova una rappresentazione esemplare in "Padri e figli", pubblicato nel 1862. È la vicenda di due amici appena usciti dall'università di Pietroburgo: Arkadij Kirsanov, figlio di un proprietario terriero, e Evgenij Bazarov, il giovane medico che crede soltanto nelle scienze sperimentali, il nichilista, campione di una società di tecnici, che non è ancora nata. Sarà una passione non corrisposta ad avviarlo a un destino emblematico dei turbamenti di un'intera generazione.

mercoledì 27 maggio 2020

La sonata a Kreutzer di Lev N. Tolstoj


 
 
Ci siamo incontrati
in videoconferenza 
il 27.05.2020 alle ore 20.30
e confrontati sulla lettura del libro

La Sonata a Kreutzer di Lev Tolstoj
 
Trama (da IBS): Un uomo di nome Pozdnysev durante un viaggio in treno confessa a uno sconosciuto la propria colpa segreta. Ricorda di aver presentato alla moglie un avventuriero, gran seduttore e abile musicista, dando così inizio a un gioco che si rivelerà tragicamente beffardo. Via via sempre più sospettoso una sera, mentre la coppia esegue in perfetta sintonia la Sonata a Kreutzer di Beethoven, Pozdnysev accantona ogni dubbio. Spinto dalla gelosia uccide la moglie per un tradimento in realtà mai avvenuto e senza rendersi conto del terribile malinteso. Pubblicata nel 1891 dopo numerose revisioni, la "Sonata a Kreutzer" è tra le opere più significative dell'ultimo Tolstoj. Dura requisitoria contro le ipocrisie nascoste della vita coniugale, racconto quasi dostoevskiano per la ricerca delle motivazioni più oscure dei gesti umani, si presenta come la testimonianza spietata di una storia che potrebbe essere vera. "Scritta con cattiveria", come ebbe a dire Sonja Tolstoj, la "Sonata a Kreutzer" rimane un invito spregiudicato a riflettere sulla morale, le grandi passioni e i loro effetti.