"Ci sono libri che si posseggono da vent'anni senza leggerli, che si tengono sempre vicini, che uno si porta con sè di città in città, di paese in paese, imballati con cura, anche se abbiamo pochissimo posto, e forse li sfogliamo al momento di toglierli dal baule; tuttavia ci guardiamo bene dal leggerne per intero anche una sola frase. Poi, dopo vent'anni, viene il momento in cui d'improvviso, quasi per una fortissima coercizione, non si può fare a meno di leggere uno di questi libri di un fiato, da capo a fondo: è come una rivelazione."

Elias Canetti

«Un classico è un libro che non ha mai finito di dire quel che ha da dire»

(I. Calvino, Perché leggere i classici, def. 6)


Il critico Lytton Strachey (a destra) prende il tè con Rosamond Lehmann e suo fratello, John Lehman del circolo Bloomsbury : i componenti del celebre circolo letterario inglese che ha contribuito a definire la cultura britannica nel periodo tra le due guerre

mercoledì 28 febbraio 2018

Saggio sulla lucidità di José Saramago


Trama: Nella capitale di un paese non meglio identificato tutta la popolazione vota scheda bianca alle elezioni. Al secondo tentativo le schede bianche aumentano. Il governo sospetta una cospirazione e mette sotto assedio la città, tutti gli organismi istituzionali vengono trasferiti, la città viene abbandonata a se stessa. In questa situazione, la gente sviluppa una solidarietà spontanea e reinventa una nuova gestione delle cosa pubblica. Si cercano i capi della cospirazione, viene individuata una donna, la stessa protagonista di Cecità, sulle cui tracce viene inviato un agente segreto. L'uomo si rende conto che la donna non ha alcuna colpa e che serve solo da capro espiatorio, mentre tra loro si stabilisce un forte legame. Il loro destino però è già segnato. 

È regola invariabile del potere che, le teste, è sempre meglio tagliarle prima che comincino a pensare, dopo può essere troppo tardi.

Il confronto: 
L. : la scelta si confà a questo periodo pre-elettorale. Saramago ha un modo di scrivere particolare e si fa un po' fatica a seguire i dialoghi. Non attribuisce i nomi alle persone ma li definisce con le cariche occupate. Alcuni personaggi sono tratti dal suo romanzo Cecità. Il colore che caratterizza entrambi romanzi è il bianco. I ciechi vedevano tutto bianco, le schede in questa storia sono bianche e gli elettori vengono chiamati i biancosi. Nella capitale di un fantomatico stato l'85% della popolazione vota scheda bianca, che significa: esercito il mio diritto al voto ma non scelgo. Tale scelta provoca preoccupazione all’interno dei poteri costituiti, che la ritengono frutto di un complotto con una precisa regia. Saramago descrive le lotte interne del potere, il quale, per poter sopravvivere, esige che le gerarchie vengano rispettate. I governanti in disaccordo tra loro fanno fatica a prendere decisioni repentine: ci sono voluti 4 giorni per decidere di inviare i volantini dal cielo,  e nell'attesa il tempo cambia e incomincia a piovere. Saramago servendosi di questi episodi sbeffeggia il potere costituito. I ministri dello sport e della cultura, guarda caso quelli che solitamente sono quelli meno considerati, avevano le idee più chiare di tutti. L'elettorato dei “non biancosi” dopo l'attentato nella metropolitana decide di partire e uscire dalla capitale. Inizialmente i ministri sono contenti di questa scelta. Ma quando il primo ministro ipotizza che fra questi ci potrebbero essere anche dei biancosi capaci di inquinare con le loro idee le altre città, convincono i fuggitivi, facendo leva sulla paura, a rientrare nelle loro case per evitare saccheggiamenti. In realtà nessuna devastazione stava accadendo e i biancosi stessi in tutta tranquillità li aiutano a risistemare le loro cose. Il potere deve trovare un capro espiatorio e non si mette mai in discussione.

F. : mi è piaciuto molto. Meno lo stile della scrittura, anche per il fatto che le persone non abbiano un nome proprio e perché si può pensare che tutto quanto narrato sia accaduto ovunque. Non mi aspettavo che il governo abbandonasse la capitale. Pensavo che i cittadini si sarebbero organizzati da soli. Mi ha molto colpito l'arroganza e la caparbietà del governo per il quale la colpa è dei cittadini.

O. : il governo è cattivo, non riconosce mai le proprie colpe, e le scarica sul popolo che accetta tutto passivamente.

L. F.: per mantenere una coerenza alla storia è giusto così. Avrei evitato di metterci l'attentato in metropolitana. Molte stragi sono state create a tavolino.

M.T.: La prima parte è molto pesante: le modalità della scrittura richiamano lo stile proprio della burocrazia. A differenza di quanto il titolo potrebbe indurre a pensare la storia racconta della mancanza di lucidità da parte dei politici, i quali parlano di democrazia ma in realtà prendono decisioni unilaterali e autoritarie. Chiudendo la città in un ghetto i politici pensavano sarebbe accaduto il caos ed il popolo, pentito, avrebbe chiesto il loro intervento. Invece la vita nella cittadina continuava a svolgersi in modo ordinato. Emblematiche le figure dei tre poliziotti che partono per una missione pensando che i loro capi abbiano delle idee mentre invece si accorgono di essere mandati allo sbaraglio., E’ interessante anche il fatto che i tre quarti dei giornalisti sono al seguito del potere.

C.: esiste una contrapposizione fra cecità e lucidità. In realtà la cecità riguarda non solo la perdita fisica della vista ma anche la cecità mentale. La cecità vera è quella del potere e la lucidità è quella del popolo. Il popolo nella scelta di votare scheda bianca, ma non solo, non è stato diretto da nessuno. Si è trattato di un comune sentire, che ha mosso tutti all’unisono, senza accordi e consultazioni reciproche. Questo comportamento deriva forse dalla consapevolezza dell'essere stati ciechi e di non aver dimenticato la drammatica esperienza vissuta, che il potere altresì cercava di cancellare. La memoria della tragedia ha consentito al popolo di avere delle prospettive comuni e delle regole che nascono spontaneamente e che vengono seguite per necessità e senza obblighi di sorta. E' bella la figura del sindaco, perchè è restato comunque vicino alla sua gente.

M. F. : da l'idea della sceneggiatura di un film.

P.: sembra che Saramago voglia farti diventare attivo, entrare nel gioco. Le figure femminili sono sempre belle in entrambe i romanzi.

C. : il modo di scrivere, con periodi molto lunghi senza punteggiatura o con punteggiatura messa in modo casuale, mi ha richiamato un’esperienza vissuta in ambito musicale con l’ascolto del il jazz . All’inizio facevo fatica poi a forza di ascoltarlo mi sono resa conto di cominciare a comprenderlo e ad apprezzarlo. Il libro è permeato comunque da una sottile ironia.

G.: non sono riuscita a leggere più di 70 pagine. Mi ha fatto pensare che la democrazia permette di comandare solo a chi deve comandare. Mi ha ricordato il “Grande Fratello” del romanzo di Orwell. I politici preparano i loro trabocchetti ma i cittadini non ci cascano perchè sono più evoluti.
  
M. R.: ricompare la donna, la moglie del medico, protagonista di Cecità: poiché era l'unica ad avere conservato la vista, conducendo alla salvezza un gruppo di sette persone, e avendo anche compiuto un omicidio, su di lei cadono i maggiori sospetti del complotto. Sottoposta alla macchina della verità, per dimostrare che il risultato non è attendibile, riesce a convincere il militare a sottoporsi anch'egli a tale test. Il primo ministro che ha preso su di se le funzioni di quasi tutti gli altri ministri introduce un regime totalitario.


M.: Egli deve trovare un colpevole qualsiasi esso sia. Per questo istituisce un pool di persone, tra cui appunto il commissario, per condurre indagini sui sopravvissuti alla cecità, i quali comprendo l'assenza di responsabilità di questi ultimi, diventano invece solidali con loro. Il commissario, la moglie del medico e anche il suo cane (il famoso cane delle lacrime) verranno tutti uccisi dall'uomo con la cravatta blu a pallini bianchi, emissario del potere.

G. : c'è una bella frase del commissario tratta da un libro di cui non ricordo il titolo: “nasciamo, e in quel momento è come se firmassimo un patto per tutta la vita, ma può arrivare il giorno in cui ci domandiamo Chi l'ha firmato per me, Veramente, sono belle parole, che fanno pensare”.

P. : ho trovato ostico il linguaggio utilizzato. L’ambientazione mi è parsa la scenografia di un teatro, scarna senza descrizioni, con una scrivania che poteva andar bene per diverse scene. Esiste continuamente una dicotomia fra il braccio e la mente. Ho colto lo scollamento fra la mente pensante e chi ha eseguito.

M. F.: il contrario di democrazia è autoritarismo. Accettare la situazione così passivamente non è confacente ad una cittadinanza sana.

L. : la retorica del potere descritta in questo libro è eccezionale.

C.: mi ha ricordato, pur con le dovute differenze, il libro di Calvino “La giornata di uno scrutatore”.

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