"Ci sono libri che si posseggono da vent'anni senza leggerli, che si tengono sempre vicini, che uno si porta con sè di città in città, di paese in paese, imballati con cura, anche se abbiamo pochissimo posto, e forse li sfogliamo al momento di toglierli dal baule; tuttavia ci guardiamo bene dal leggerne per intero anche una sola frase. Poi, dopo vent'anni, viene il momento in cui d'improvviso, quasi per una fortissima coercizione, non si può fare a meno di leggere uno di questi libri di un fiato, da capo a fondo: è come una rivelazione."

Elias Canetti

«Un classico è un libro che non ha mai finito di dire quel che ha da dire»

(I. Calvino, Perché leggere i classici, def. 6)


Il critico Lytton Strachey (a destra) prende il tè con Rosamond Lehmann e suo fratello, John Lehman del circolo Bloomsbury : i componenti del celebre circolo letterario inglese che ha contribuito a definire la cultura britannica nel periodo tra le due guerre

sabato 30 gennaio 2010

Incontro con Diego De Silva

Sabato 30 gennaio
ore 21
Castel Mella
Auditorium “G.Gaber”,
Via Onzato 54,

Incontro con l’autore
Diego De Silva
Dialogherà con Alex Rusconi
di Radio Vera

Diego De Silva ha pubblicato con Einaudi La donna di scorta, Certi bambini (2001, premio selezione Campiello, finalista premio Viareggio,), Voglio guardare (2002), Da un’altra carne (2004) e Non avevo capito niente (2007, finalista premio Strega 2008).
Autore di grande perizia, De Silva è stato fino al 2007 classificato nella ricca categoria degli scrittori italiani di gialli o noir ma in Non avevo capito niente ha dimostrato quanto stretta e schematica fosse questa classificazione per un autore versatile e brillante come lui: un’autentica ventata di aria fresca e di innovazione nel panorama letterario italiano.
ingresso libero
per informazioni:
Centro operativo www.sistemasudovestbresciano.it
info@sistemasudovestbresciano.it - tel. 030 7008339
Biblioteca di Castel Mella tel. 030 2610870

2 commenti:

Michele ha detto...

Salve a tutti. Invio un contributo alla discussione del 16.02 pv. Chiedo scusa per eventuali errori e omissioni che, immagino, qualcuno prontamente correggerà.
Michele

L'incontro con l'autore del 30.01 non è stato male: Diego De Silva è simpatico, non se la tira troppo (solo un po', ma lo farei anch'io al suo posto), parla bene (ci mancherebbe che uno scrittore non parlasse bene!) e non dice banalità. C'era un'intervistatrice che lo stimolava ma sono arrivate anche alcune domande dal pubblico (non da me che, per timidezza, con la parola parlata sono un disastro).
E' un po' difficile riassumere ma direi che gli argomenti hanno spaziato dal suo modo di fare letteratura (inclusi i suoi gusti, che spero qualcun altro preciserà meglio), al cinema, dalla politica alla napoletanità, dai linguaggi dei giovani fino alle novità tecnologiche (ad es. gli ebook, che per ovvie ragioni gli scrittori professionali come De Silva vedono con grande terrore).
Ho ottenuto anche un suo autografo sulla mia copia di "Certi bambini". E alcuni di noi (anch'io) hanno concluso la serata con lui in pizzeria.
A proposito di "Certi bambini" (l'unico suo libro che ho letto) De Silva ha detto che gli interessava descrivere i "soldatini" della camorra, cioè coloro che vengono arruolati nell'organizzazione sin da giovanissimi, trovandovi un surrogato, per quanto aberrante, della famiglia e degli affetti mai ricevuti altrove.
Il libro, uscito nel 2001, fu scritto in realtà nel 1998 e la realtà che descrive, secondo l'autore, è oggi superata dai fatti: se, un decennio fa, la camorra era padrona delle strade di Napoli e usava la violenza solo il minimo indispensabile per arrivare ai propri scopi, oggi si è dedicata ad affari più lucrosi (ad es. quelli descritti in Gomorra da R. Saviano, scrittore che De Silva apprezza molto) e ha lasciato il territorio a un'altra generazione di deliquenti non organizzati, che per un nonnulla usano la violenza in modo cieco, durissimo e spesso senza scopo. De Silva ha aggiunto che, se avesse dovuto descrivere oggi il bambino Rosario, ne sarebbe riuscito un personaggio assai meno romantico (dopo tutto quello del libro coltiva un impossibile sogno d'amore) e con tratti molto più ruvidi.
Oggi De Silva, dopo quattro libri "robustamente psicologici" (come ha detto), si sta dedicando a qualcosa di più leggero, qualcosa che, oltre a far pensare, contribuisca con l'ironia a far sorridere il lettore davanti ai propri difetti. Una sorta di funzione morale rivestita di leggerezza. Il personaggio che incarna questa sua nuova maniera di scrivere è l'avvocato Malinconico (nomen omen), che è protagonista di "Non avevo capito niente" e lo sarà anche del suo prox romanzo in uscita a settembre (titolo "L'uomo sentimentale").

BarbaraAbar ha detto...

Intanto dopo aver finito NON AVEVO CAPITO NIENTE ti lascio la mia opinione in merito:
Un libro versatile, ben comprensibile a tutti (grande merito) nonostante le tematiche che meglio son conosciute da chi vive al Sud.
Si articola su due livelli: quello umoristico e quello introspettivo: l'uomo analizzato nel suo essere tale e quindi facile ai cedimenti ed alle false virtù che infine realizza e accetta il proprio stato, acquistando consapevolezza (diamogliene merito) dei suoi limiti. Analisi del sistema giudiziario che inizialmente sembra dimostrare la sua fragilità e corruzione ma infine prevale il senso di fiducia dello scrittore nel sistema stesso...fedele all'Ordine?.se mai qualcuno glielo chiedesse. Ciao alla prossima.