"Ci sono libri che si posseggono da vent'anni senza leggerli, che si tengono sempre vicini, che uno si porta con sè di città in città, di paese in paese, imballati con cura, anche se abbiamo pochissimo posto, e forse li sfogliamo al momento di toglierli dal baule; tuttavia ci guardiamo bene dal leggerne per intero anche una sola frase. Poi, dopo vent'anni, viene il momento in cui d'improvviso, quasi per una fortissima coercizione, non si può fare a meno di leggere uno di questi libri di un fiato, da capo a fondo: è come una rivelazione."

Elias Canetti

«Un classico è un libro che non ha mai finito di dire quel che ha da dire»

(I. Calvino, Perché leggere i classici, def. 6)


Il critico Lytton Strachey (a destra) prende il tè con Rosamond Lehmann e suo fratello, John Lehman del circolo Bloomsbury : i componenti del celebre circolo letterario inglese che ha contribuito a definire la cultura britannica nel periodo tra le due guerre

martedì 8 giugno 2010

Tortuga di Valerio Evangelisti


Ci siamo incontrati
martedì 8 giugno 2010  
alle ore 20, 30

nella sede della biblioteca di Ospitaletto
e abbiamo condiviso con il  
Gruppo della biblioteca ospitante
le impressioni sul libro: Tortuga di Valerio Evangelisti

Trama (Da IBS): Nel 1685, i giorni dei pirati raggruppati nella confraternita detta dei Fratelli della Costa, obbedienti al re di Francia, sono contati. Luigi XIV ha fatto la pace con la Spagna e le scorribande dei filibustieri dei Caraibi, che hanno per base l'isola della Tortuga (La Tortue), sono diventate scomode. Un nuovo governatore ha preso possesso dell'isola e intende normalizzarla. È in questa situazione che un nostromo portoghese, Rogério de Campos, ex gesuita dal passato torbido, è catturato dal comandante pirata Lorencillo e arruolato a forza. Si trova a vivere tra gente sconcertante, dalla vita libera e indisciplinata e dalle imprevedibili esplosioni di crudeltà. Lentamente, Rogério è conquistato dalle regole a volte fraterne, a volte feroci, di quella comunità singolare. La sua è una progressiva discesa all'inferno - un inferno, però, fondato sullo scatenamento degli istinti, e a suo modo "democratico". La stessa Tortuga, covo della Filibusta fedele in teoria alla Francia, ha le apparenze di una repubblica, eppure si fonda sul più rigido schiavismo. Rogério, passato al servizio del tetro cavaliere De Grammont, partecipa all'ultima grande avventura dei pirati della Tortuga: la presa, sanguinosissima, della città di Campeche, sulle coste messicane. Unica luce, in quella conquista infernale, l'amore del portoghese per una schiava africana da cui lo stesso De Grammont è attratto. Sarà l'episodio che volgerà il viaggio di ritorno in tragedia.

Citazioni 
«Crederò all'anima quando l'avrò sulla punta del mio bisturi. Siamo esseri senzienti, sì, ma solo perché fisiologicamente più complessi degli animali. In realtà ci comportiamo come loro, senza riconoscerlo.» (De Lussan a Exquemeling)
«Ritengo giusto che un uomo ne possieda un altro, se è più forte di lui. Che lo torturi e lo squarci come un sacco vuoto, purché ciò rientri nella sua convenienza. Ma, per favore, non si invochi qualche norma morale nel fare ciò. Mi piacciono i Fratelli della Costa proprio perché rubano, uccidono, torturano e violentano senza giustificazioni etiche. Gli spagnoli mi sono odiosi perché fanno lo stesso, però ogni volta dicono che Dio benedice le loro azioni.» (De Lussan a Exquemeling)

Il confronto:
Mi ha colpito il personaggio di Rogeiro: all'inizio sembrava essere una figura positiva poi si è manifestato debole e senza carattere. E' un falso perbenista. La schiava è sicuramente il personaggio più forte e li ha fregati tutti.

Emerge qui la caratteristica di Evangelisti riscontrata anche negli altri suoi romanzi: i personaggi principali sono sempre figure negative, i personaggi minori sono positivi. Non è auspicabile che il lettore si identifichi troppo con il protagonista.

Pur non essendo il mio genere, non l'avrei mai scelto nè letto, se non mi fosse stato proposto dal gruppo di lettura, il libro superato l'impatto con la crudeltà, presente sin dalle prime pagine, mi ha coinvolto molto.

A me le pagine in cui l'autore descrive le crudeltà dei pirati mi hanno carpito e affascinato.

I pirati da un punto di vista etico e morale non erano certo migliori della chiesa, dei francesi e degli spagnoli. I governi si sono serviti della filibusta per raggiungere i propri scopi e, a seconda di questi, hanno lasciato che agisse indisturbata o l' hanno combattuta.

Verso la fine ci si aspettava forse un riscatto o una visione ottimistica ma non è stato così. Anche nel finale permane il tono greve e drammatico che ha accompagnato l'intera narrazione. Due sono le prospettive delineate: "Homo homini lupus" e il mito del buon selvaggio.

Più che nella storia mi sono immedesimata nel gesuita Rogerio, perchè mi sono trovata nella vita in situazioni difficili in cui sono dovuta scendere a compromessi con me stessa, ho fatto cose che non avrei mai pensato di fare. Così anche Rogerio, che non ha avuto scelta, si è ritrovato a fare il pirata ed è diventato la persona che non era.

Questo libro mi ha risvegliato la passione per i pirati. A me piace il genere splatter, ma non mi piacciono gli scrittori italiani, compreso il modo di scrivere di Evangelisti. Mi hanno però molto interessato le tematiche.

Ho trovato la figura della schiava Reina eccessivamente moderna. Mi piace che i personaggi siano coerenti, lei non lo era. Il suo essere così illuminata, così forte, nonostante la mia simpatia per questo tipo di donna, l'ho trovata una forzatura.

Io amo l'avventura e la fantasy. Tortuga non l'ho trovato abbastanza avventuroso.
Ho trovato più filosofico "Le braci" : Marai analizza di più l'animo umano.
Il personaggio che ho preferito è lo schiavo Bamba, perchè è vivo e reale, più vivo di Reina che è collocata, per la sua bellezza, al di sopra di tutti.

Il capitano De Grammont è il più brutale, ma rispetta la dignità umana.

Leggendolo ho avuto l'impressione del già scritto, mi ha richiamato Salgari e Stevenson.
E' più interessante di quello che può essere un libro di avventure ma e' un pò troppo piatto e non mi è piaciuto molto.
Evangelisti è uno storico e tenta di arrivare a tutti.

Concordo con chi ha detto che il finale è inverosimile. La schiava Reina è il simbolo della speranza.

Mi piacciono le letture sui pirati. Mi ha richiamato alcuni romanzi della Isabel Allende, che ho trovato molto avventurosi. Il finale mi ha stupito: mi aspettavo che l'amore vincesse, come sempre, invece ha vinto la giustizia.
Ho provato un pò di compassione per la fine di Rogerio.
Il capitano De Grammont ha rispettato la schiava solo perchè non era in condizioni fisiche per fare diversamente.
Parteggio per i pirati perchè non sono ipocriti.

All'inizio le crudeltà mi hanno disturbato, anche di più di quelle contenute nei libri di Steven King, forse perchè ho pensato che potevano essere accadute per davvero.
Rogerio lo considero comunque una persona mediocre, come è stato definito alla fine da chi gli ha dato la libertà.
I due medici hanno fatto un percorso per lui.
E' un esempio di cololonialismo. La visione storica è precisa: si vede che si l'autore si è documentato.
La schiava non è un personaggio incoerente, è il punto di vista del narratore, che prima ci ha appassionato alla lettura e poi ci ha svelato la trama e il personaggio.
Lo scrittore mi è piaciuto perchè è consapevole di quello che fa.

Mi è piaciuta la descrizione del governatore e del re di Francia, viene considerato e dipinto come un subdolo.

Rogerio è un mediocre, e per questo motivo, molto umano. Non riesco a giudicarlo perchè tutti noi cambiamo e non sappiamo come.

Il capitano De Grammont è il male puro ma molto idealista. Sa che Rogerio lo tradirà.

Essere uomini è un'altra cosa dall'essere come Rogerio: il capitano è un uomo. E la schiava lo capisce.

Tutti si innamorano della schiava, assumendo posizioni tra il mercanteggio e l'adorazione.

All'inizio, abituato alle letture di Salgari e dei suoi pirati, l'impatto è stato un pò forte. E' comunque avvincente. Non trovo ci siano dei passaggi bellissimi, in alcuni punti è addirittura ripetitivo. Ho l'impressione che lo scrittore abbia fatto una ricerca storica approfondita ma poi abbia scritto il romanzo di getto.

Non mi ha coinvolta. Sono arrivata alla fine perchè me lo sono imposta. Non ho trovato nessun momento di alta letteratura. Lo scrittore è capace di amalgamare i personaggi, ma ci sono davvero molte ripetizioni. La schiva è ossessionante. La narrazione molto pulp, oltre il mio limite.

A me è piaciuto molto perchè, a parte il fatto che Evangelisti è uno storico e i fatti che narra sono tutti verificabili, mi piace lo stile, che ho torvato appassionante e coinvolgente. I pirati sono stati dei sanguinari: la verità storica è questa. Ci sono dei personaggi, come per esempio i due medici, descritti in punta di fioretto. Stilisicamente è scorrevole. Non ricordo ripetizioni, forse perchè presa dalla lettura.

Inizialmente mi ha ricordato le letture di Salgari, poi invece no. Se lo rapportiamo ai nostri giorni i pirati odierni sono la borsa e la finanza.

Non mi è piaciuto e i pirati mi interessano poco. Ripensandoci forse non ho colto la positività del romanzo, che è scritto abbastanza bene. La storia non mi ha coinvolto. I personaggi non li ho trovati così approfonditi da trarne insegnamenti particolari. Rogerio pur di sopravvivere si vende a tutto e a tutti, di positivo ci rimane ben poco. Il capitano è cattivo ma fascinoso, con un certo rispetto per l'umanità: prende la schiava per proteggerla. La schiava è l'espediente per tenere un pò in suspance il lettore, è anche un simbolo.

I pirati sono più attuali oggi di quanto non lo fossero nel seicento. Facendo dei raffronti potremmo paragonare, De Grammont ad Agnelli, Rogerio a Poggiolini, e i poveri mozzi alle vittime comuni. Il capitano De Grammont può essere definito un uomo cattivo, ma con una forte personalità.

Rogerio è umano, ma nel senso più pietoso e peggiorativo del termine.


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