
Citazioni: "Una famiglia senza storia è come un popolo senza miti "scompare"."
Il Confronto:
"E' un libro notevole, più che da un punto di vista letterario, anche se per una saggista l'impresa è più che apprezzabile, per l'aspetto umano. E' un capolavoro di umanità. Tratta il tema della diversità, "il genio e l'antigenio" che abbiamo affrontato con quest'ultime letture, ne completa l'analisi e ne da una definizione splendida: "fardello di grazia". Abbiamo notato nel nostro percorso quanto la mancanza di doti particolari, o addirittura l'idiozia, e il suo opposto, l'eccesso di talento, costiutiscano una difficoltà nella vita, un fardello appunto, ma consentano d'altro canto un'apertura su altri mondi, altre possibilità di vita, altre sensibilità, che sono la grazia concessa a chi è diverso.
Non ho trovato la lettura difficile, come alcuni mi hanno manifestato. Alcuni concetti sembra non si comprendano del tutto, forse per l'uso ricorrente della metafora, che, pur chiedendo uno sforzo in più, aiuta però a capire meglio l'essenza, i molteplici messaggi.
Il ricorso continuo alla geometria ha un significato preciso, che è legato agli studi della scrittrice, che ha azzardato un interessante parallelismo tra questa scienza e la psicoanalisi. La geometria rappresenta le figure, i disegni che tracciamo con il nostro incedere nella vita, ed è un aspetto ricorrente anche nella malattia mentale. In essa i segni sono spesso poco comprensibili all'esterno e a volte ripetitivi, perchè è nella ritualità che si ritrovano le proprie certezze (Tatantonio compie moti circolari verso la madre che è il centro del suo mondo). La distinzione attuata è tra la geometria euclidea, razionale, con postulati condivisi e le geometrie non euclidee, che non si basano su certezze, lasciano più aperture, più possibilità di movimento e per questa ragione sono più vicine al mondo fantastico e misterioso dei folli. Altrettanto vicina è la toponomastica, che è gommosa, plasmabile, non rigida, non statica. Anche Mattis de "Gli uccelli", come Tatantonio, ricorre spesso a rituali, compie le sue geometrie e le ricerca nel mondo, ad esempio nelle traiettorie, tracciate dal volo della beccaccia."
"Il libro non è una una semplice biografia, è nato dalla necessità dell'autrice, di fissare la sua vita. Di comprendere da dove viene per sapere dove sta andando. La narrazione è un elemento molto importante. E' lo strumento per cercare le proprie radici, quelle della propria famiglia, ma costituisce anche una sorta di autonalisi. Il fenomeno si manifesta negli incontri operosi delle donne della famiglia, che nel loro raccontarsi storie "false che sembrano vere", nel loro alludere e nel loro esplicare, nel loro tessere una storia familiare, compiono una sorta di autonalisi collettiva. L'assistervi è per la nostra Adalinda una sorta di iniziazione al racconto, alla storia, al mondo femminile e all'analisi, anche se la sua mente è razionale come quella del padre e non sempre riesce a capire, e a dominare con la logica, il mistero."
"L'autrice traccia la storia della sua famiglia in maniera molto leggera, forse per amore, o forse per rispetto. Non so. Le donne della casa che raccontano (nonna, mamma, zia) sono sempre d'accordo e lei, bambina, ascolta con attenzione. Solo il padre è fuori dal coro. La persona più tenera è zia Ida dalla quale, da una storia con Gavino, nasce Antonio che, pur essendo pazzo, lei amerà molto, lo difenderà per tutta la vita.
Le situazioni difficili nel corso degli anni sono parecchie, ma questa famiglia le affronta con grande naturalezza: non un commento per la zia nubile con un figlio, nessun disagio trapela per i pazzi (anche il nonno lo era), tutto procede in quella casa con grande tranquillità.
L'autrice dice cose che fanno pensare, però non parla mai della malattia, che oltre all'interessato vivono anche le persone della famiglia. Avrà taciuto volutamente e sarà poi vero che seguire i malati di mente, averli in casa o in istituto può essere, come dice la Gasparini un "fardello di grazia"?
Gli episodi che mi hanno maggiormente colpita:
- quando Ida si reca al maniconio di San Salvi per far visita e portare le paste "al su figliolo", quelle di Robiglio, "le più bone di Firenze", che è un momento veramente poetico e toccante;
- la storia delle rane spellate che vogliono raggiungere l'acqua, dove credono di potersi ancora rigenerare e salvarsi dalla morte e che mi ha fatto pensare alla moltitudine di persone che ri reca a Lourdes, tutti per salvare il corpo: anche chi ha fede nell'aldilà prega per rimanere qui, su questa terra.
Ho trovato una stonatura nella narrazione quando la scrittrice parla del figlio: ho avuto l'impressione, io che sono piccola di statura, che considerasse un merito il fatto che il ragazzo avesse raggiunto un'altezza ragguardevole".
"L'ho definita una narrazione autobiografica che non mi ha coinvolto ma, ascoltando le vostre osservazioni, ritengo di averlo letto superficialmente e mi propongo di rileggerlo".
"Mi è piaciuto ma ha un limite, parla della famiglia e non di se stessa. Da una psicanalista mi sarei aspettato un'analisi più approfondita".
"Anche a me sembra sia mancato l'approfondimento, che abbia avuto paura di svelarsi, non entra nel vivo della malattia, ".
"Non ha voluto analizzare la malattia mentale da un punto di vista psichiatrico e clinico. E' un racconto non un saggio, pertanto non era necessario descrivere dettagliatamente la pazzia nelle sue manifestazioni, che peraltro si possono intuire. Ha voluto invece gettare luce sugli aspetti di solito non considerati: la ricchezza, la fantasia, la grazia che si accompagnano alla follia".
"Mi è piaciuto molto per questo aspetto narrativo, che richiama le storie raccontate dalle scrittrici sudamericane. L'autrice ha voluto parlarci di Antonio, della sua diversità, ma in particolare voleva tratteggiare l'immagine della mamma Ida".
"Ida rappresenta la maternità, in tutte le sue manifestazioni materiali e spirituali: incarna "i misteri gaudiosi e dolorosi della madre e del figlio che si amano di amore assoluto, folle divino". E' la vergine, l'immacolata concezione, poiché Ida ha concepito senza essere sverginata e Gavino il padre non ha avuto altro ruolo che questo. E' la "mater dolorosa" alla quale è toccato in sorte un figlio malato e per il quale lei è la "stella mattutina", la "turris eburnea", il "refugium peccatorum". E' l'amore di Ida, l'amore materno per eccellenza, cieco e incondizionato, che rende Tatantonio, non diverso, non uguale ad alcuno, ma bensì speciale e che fa dire all'autrice: "Kafka forse non lo sapeva di come può una mamma trovare bello uno scarafaggio se le si da il modo di considerarlo suo".
Libri citati: La Metamorfosi di Kafka, Gli Uccelli di Tarjes Vesaas